Nelle scorse ore l'Italia è stata nuovamente devastata dal maltempo. A subirne le conseguenze, stavolta, il nord-ovest e il nord-est.

In Valle d'Aosta dopo un giorno e mezzo sotto la pioggia e la neve si sono registrate esondazioni, frane, colate di fango, valanghe, alberi caduti, strade chiuse, interruzioni di corrente... un disastro.

Un disastro maggiore, però, è accaduto in Piemonte. In base a ciò che riporta la regione, secondo un primo censimento, sono almeno 500 le frane che si sono verificate, causando in molti casi l’interruzione di strade e l’isolamento di centri abitati.

I tecnici sono al lavoro per completare i sopralluoghi e formulare così l’esatta mappatura. Va anche rilevato che il numero degli smottamenti potrebbe crescere nelle prossime ore, anche in considerazione delle ulteriori precipitazioni previste nei prossimi giorni.In queste ore inizierà anche il censimento dei danni subiti dalle produzioni agricole, che proseguiranno man mano che l’acqua si ritirerà dai campi tuttora allagati.Gli ospedali hanno svolto normalmente la propria attività e non si sono verificate interruzioni dei servizi a parte qualche infiltrazione in alcune strutture e la sospensione temporanea, già rientrata, in una sala operatoria di Ivrea. Le squadre manutentive si sono infatti attivate per sistemare le criticità emerse e garantire così la piena operatività delle strutture. L’ospedale di Casale Monferrato ha preso in carico gli abitanti più fragili della frazione Terranova, evacuata in via precauzionale.Il presidente Cirio e l’assessore Marco Gabusi hanno rilevato che “sul Piemonte si è abbattuta una perturbazione straordinaria, come testimoniano i 500 millimetri di pioggia caduti in poche ore su alcune zone circoscritte. I danni causati sono stati gravi, ma il fatto che la macchina della nostra Protezione civile si sia messa in moto tempestivamente sulla base alle precise previsioni meteorologiche di Arpa Piemonte ha consentito di garantire la sicurezza dei piemontesi, di prestare soccorso a chi era rimasto isolato ed evacuare in via precauzionale alcuni centri abitati, come accaduto a Borgosesia, Casale Monferrato, Collegno, Villadossola, Clavesana, nella bassa Valsusa e in Valcerrina, dove purtroppo una persona è deceduta. Voglio pertanto ringraziare – ha proseguito Cirio – i sindaci, che hanno provveduto all’apertura di 300 Centri operativi comunali, i 3500 volontari del Coordinamento regionale di Protezione civile, del Corpo Antincendi boschivi, dei Carabinieri e della Croce Rossa, i Vigili del Fuoco e tutti coloro che si sono adoperati per fronteggiare la situazione”.L’entità delle precipitazioni ha portato il presidente Cirio e l’assessore Gabusi a puntualizzare che “a consentire il contenimento dei danni sono stati i lavori effettuati in questi anni sulla pulizia dei fiumi, che abbiamo favorito semplificando le procedure, e sul contenimento dei versanti”.

Il presidente del Piemonte, però si è dimenticato di citare le strade di Monteu da Po che si sono trasformate in torrenti dove  è morta una persona, così come la Dora Baltea che ha allagato Ivrea ed il ponte che è crollato sul fiume Elvo nel Biellese.  Poco male, lo abbiamo fatto noi.

Disastri anche in Veneto. L’area maggiormente colpita dal maltempo è stata quella tra i comuni di Recoaro Terme, Valdagno, Cornedo Vicentino, Arzignano, Brogliano e Trissino. In queste zone sono scesi oltre 100 mm di acqua in poco tempo, con picchi a Valli del Pasubio con 134 mm e a Staro 191 mm, mentre al ponte di Brogliano il livello pluviometrico dell’Agno ha registrato il record storico con 273 cm.

Ci sono, allo stato attuale, 7 persone evacuate a Valdagno, 3 a Trissino; a Cornedo stanotte sono rimaste isolate 50 persone ma ora i volontari hanno riaperto la strada ed è tutto risolto, mentre continuano le operazioni di ripristino del ponte crollato. Nell’emergenza sono state impiegate 16 squadre della Protezione civile del Veneto con 80 volontari, mentre i Vigili del Fuoco hanno gestito 150 richieste di soccorso nella notte dal Vicentino e 80 dal Veronese.

"Quanto accaduto stanotte nel Vicentino lungo l’asta dell’Agno - ha dichiarato il presidente del Veneto luca Zaia -, è un evento di portata eccezionale per violenza e quantità di acqua caduta. Il Veneto in questo venerdì santo piange due morti, Leone e Francesco Nardon, papà e figlio, che stavano recandosi a dare una mano ai soccorritori a Valdagno ma che per una tragica fatalità sono caduti in una voragine stradale aperta dalla violenza delle acque del fiume. La conta dei danni è pesantissima ma sarebbe stata anche peggiore se non avessimo aperto tre bacini di laminazione che hanno contenuto la piena dei fiumi nel Vicentino. Ancora una volta le opere realizzate in Veneto hanno salvato il territorio da conseguenze ben peggiori"."I bacini di laminazione ci hanno salvato, ma è necessario che a Roma si faccia una scelta strategica e – come avvenuto in Veneto dopo la grande alluvione del 2010 – si investa nella difesa del suolo utilizzando fondi PNRR che già ci sarebbero", poi aggiunto Zaia.

I danni del maltempo, avvenuti in due regioni governate dalla destra e in occasione delle celebrazioni dell'incontro tra Meloni e Trump sono stati ignorati dalla propaganda governativa e non hanno trovato riscontro nei profili social di Meloni e Salvini... come se nulla fosse accaduto.



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