"E' inaccettabile che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca ancora discriminazioni per la propria identità di genere".

Questo è quanto ha dichiarato il ministro dell'Istruzione annunciando un'inchiesta per valutare la vicenda di Cloe Bianco, la professoressa transgender, demansionata nel 2015 dall'assessora all'istruzione della regione Veneto per punirla per aver osato manifestare la propria diversità di genere presentandosi in classe vestita da donna, che l'11 giugno si è suicidata dandosi fuoco all'interno del suo camper. 

Repubblica ha riportato la testimonianza di una ex alunna della professoressa su quanto avvenne all'epoca:

"La discriminarono subito, anche i colleghi la guardavano con disprezzo. Quando scoppiò il caso tutti le voltarono le spalle. Altri docenti si sfogavano con noi dicendo che aveva rovinato la reputazione della scuola. Anche i genitori che fino a quel momento non erano mai andati ai colloqui di fisica, perché la reputavano una materia inutile all'istituto agrario, tutto d'un tratto iniziarono a fare lunghe code per vederla come se fosse l'attrattiva del circo e schernirla".

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando

"È inaccettabile - ha dichiarato - che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca discriminazioni sul luogo di lavoro per la propria identità di genere, così come per qualsiasi altro elemento della propria identità sessuale o per tutto ciò che non ha a che fare con la prestazione lavorativa. A qualsiasi insegnante, a qualsiasi lavoratore o lavoratrice che ha rivelato o ha paura di rivelare una parte così importante di sé, voglio ribadire con fermezza: il ministero del Lavoro è dalla vostra parte.Il camper in cui Cloe viveva e dentro il quale ha deciso di porre fine alla sua vita, è anche il perimetro dei nostri pregiudizi, della nostra superficialità, della scommessa che si perde quando scegliamo il disprezzo per compiacere l'ignoranza. Ignoranza verso chi è giudicato diverso, verso chi, invece, vuole soltanto vivere ed essere accolto e rispettato come persona. Questo chiedeva Cloe".

E della sua morte dovrebbe anche rispondere il giudice del tribunale del Lavoro di Venezia, cui Cloe si era rivolta, che ha sentenziato che l'essersi identificata con un genere diverso da quello assegnato alla nascita non era stato responsabile e corretto, perché avrebbe dovuto prima preparare le scolaresche. Naturalmente, non ha però decretato in base a quale norma o regolamento, visto che non esiste!

Nei prossimi giorni, sulla vicenda il governo sarà chiamato ufficialmente a rispondere alla Camera a seguito dell'interrogazione presentata da Elio Vito.