L'esame universitario di Martina Ciontoli su Cure Intensive e Pronto Soccorso: "Prof, mi metta 28"
"Era destino che dovesse morire... io ho visto quando papà gli ha puntato la pistola." Queste le parole di Martina Ciontoli rivolte al fratello Federico.
La ragazza non pare minimamente preoccuparsi del fidanzato ucciso. La sua preoccupazione è rivolta esclusivamente al padre: "Chissà cosa gli faranno... ha sempre fatto del bene a tutti... la stanno facendo proprio lunga."
Solo dopo due giorni dalla morte del suo fidanzato, Marco Vannini, Martina sostiene un esame all'università, dando dimostrazione di un'incredibile indifferenza e di un insostenibile cinismo, quando finisce per supplicare il professore di aumentarle il voto (24) con queste parole: "Su, mi metta ventotto, non ho potuto studiare. Non li legge i giornali? Sono la fidanzata del ragazzo morto."
Era il 17 maggio 2015 e Marco Vannini si trovava nell'abitazione della sua fidanzata quando Antonio Ciontoli fece partire un colpo dalla sua pistola d'ordinanza, in seguito al quale Marco fu ferito al polmone e al cuore.
I soccorsi furono chiamati chiamati colpevolmente in ritardo dalla famiglia Ciontoli, perché in un primo tempo i suoi componenti pensavano che la ferita fosse superficiale. Solo due ore dopo il ragazzo fu ricoverato in ospedale, ma per lui non ci fu più nulla da fare.
Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare presso i servizi segreti fu condannato a 14 anni in primo grado, ma la Corte d'assise d'appello ha ridotto la sentenza, di cui si attendono le motivazioni, a soli 5 anni di reclusione.