Naftali Bennett non l'ha presa bene... anzi, a dirla tutta l'ha presa proprio male la decisione di Ben & Jerry's, noto marchio americano di gelati che fa parte del gruppo Unilever, di sospendere la vendita dei suoi prodotti nei Territori Occupati palestinesi.

Ben & Jerry's, lunedì scorso, ha infatti dichiarato che avrebbe sospeso la vendita dei suoi gelati negli insediamenti israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme est, perché "incoerente con i nostri valori".

Sono più di 600.000 gli ebrei israeliani che, dal 1967, vivono in circa 140 insediamenti abusivi ed illegali, secondo il diritto internazionale, in territorio palestinese.

A seguito di tale decisione, il premier israeliano Bennett ha fatto sapere di aver parlato con l'amministratore delegato di Unilever, etichettando la scelta dell'azienda come anti-israeliana e annunciando nei suoi confronti ritorsioni anche di carattere legale.

Ma anche il resto dei politici israeliani non è stato meno duro nei confronti della multinazionale anglo-olandese, invitando gli israeliani al boicottaggio dei suoi prodotti. Il ministro degli Esteri Yair Lapid ha definito la mossa di Ben & Jerry's una "vergognosa capitolazione" all'antisemitismo e al movimento BDS.

E a proposito di BDS, che da anni chiede boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni contro le politiche di apartheid messe in atto dallo Stato ebraico, il movimento ha elogiato la decisione di Ben & Jerry's come "passo decisivo verso la fine della complicità della compagnia nell'occupazione israeliana e nella violazione dei diritti dei palestinesi".

La decisione dell'azienda americana è ancor più clamorosa pensando al fatto che Ben & Jerry's in Israele è talmente diffuso tanto da essere disponibile anche in confezioni speciali per celebrare feste religiose  o eventi nazionali.