(Post) fascisti al governo: il decreto legge sulle baby gang è già una confessione di fallimento
Il secondo punto dell'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri n. 49, che si riunisce giovedì 7 settembre alle 12:30 a Palazzo Chigi, ha in programma un decreto legge con misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile che vede il coinvolgimento di ben cinque ministeri oltre che della presidenza del Consiglio.
Ad intestarsi la paternità di tale provvedimento è la Lega di Matteo Salvini, per ragioni propriamente elettorali. È ormai chiaro a tutti che, non potendo elargir soldi nella prossima legge di bilancio, i partiti della maggioranza cercano di ottenere il consenso in vista degli appuntamenti elettorali del prossimo anno utilizzando la repressione, purché collegata a fatti di cronaca che la rendano credibile e auspicabile.
Pertanto, nei prossimi mesi, vedremo soprattutto Lega e FdI rincorrersi per intestarsi, a seconda della convenienza del momento, nuovi reati, nuove pene e massimo rigore, sbandierando multe e anni di carcere "à gogo". Quanto verrà approvato oggi è solo un esempio di ciò che vedremo in futuro.
Di tale provvedimento, già adesso, si potrebbero elencarne alcune palesi contraddizioni a dimostrazione della sua illogicità, ma è più corretto segnalarle dopo che queste siano state ufficializzate.
E non sembrano esserci dubbi o ripensamenti per Matteo Salvini, principale promotore che, dai suoi profili social, tuona:
"Per qualcuno a sinistra, portare leggi che puniscono i gruppi di ragazzi che stuprano, picchiano e uccidono è un'ingiusta “crociata”. Evidentemente viviamo in due mondi diversi. Avanti con le norme contro babygang e violenti, a tutela della legalità e della sicurezza".
Per quelli come Salvini che gestiscono la cosa pubblica come un ubriacone gestirebbe una cantina, cercando cioè di approfittarsi di ciò che hai a disposizione al momento (lo scopo per i Salvini è quello di aumentare il consenso per mantenere la poltrona, per gli ubriaconi è quello di bere una bottiglia in più) non esiste una visione conseguente a capire e risolvere i dati strutturali di un problema, ma solo la ricerca di misure che possano essere efficaci, forse, nell'immediato, ma che in futuro avranno come conseguenza il ripetersi del problema, identico a prima.
Ma anche nella maggioranza che supporta Meloni non tutti l pensano alla stessa maniera, come fa intendere la nota odierna dell'on. Brambilla (Forza Italia), presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza:
Se la riforma delle norme sul bullismo, approvata ieri dalla Camera, diventerà legge, sarà possibile imporre misure rieducative non penali, come l'affidamento ai servizi sociali o il collocamento in comunità, ai minori che manifestino “condotte aggressive, anche in gruppo, anche per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose oppure lesive della dignità altrui”. Sarà possibile anche, prima di arrivare all'applicazione di tali misure, attivare un percorso di mediazione oppure svolgere un progetto di intervento con finalità rieducativa e riparativa, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali. Lo ricorda l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, che dà della nuova disciplina, e di questa previsione in particolare, “un giudizio molto positivo”. Infatti, aggiunge, “la strada della repressione attraverso l'inasprimento delle pene è assolutamente quella sbagliata, quella della rieducazione e della prevenzione è giusta”.“Dallo stupro di Caivano all'uccisione della capretta ad Anagni – sottolinea la parlamentare – vari fatti di cronaca, di diversa gravità, hanno evidenziato anche in giovanissimi una totale mancanza di empatia, una totale insensibilità, che rimandano a gravi lacune educative. Colmarle è compito primario della famiglia e della scuola, ma è bene che lo Stato possa intervenire attraverso i servizi sociali a supporto del minore “irregolare per condotta o per carattere” che faccia violenza a persone o animali. L'intervento in una fase così precoce dello sviluppo e la possibilità di svolgere attività che possano stimolare nel minore sentimenti di rispetto nei confronti degli altri e forme di comunicazione non violente aumentano la probabilità di successo. Educare oggi vuol dire non dover punire domani. E puntare soprattutto sulla punizione è già una confessione di fallimento”.
Quindi, ieri in Parlamento la maggioranza di Governo ha approvato nuove norme per combattere il bullismo minorile, mentre oggi in CdM il Governo vuole licenziare un decreto legge per inventarsi nuovi reati e pene contro i minori violenti, nonostante un membro autorevole della stessa maggioranza (presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza), affermi che puntare sulle punizioni sia già una confessione di fallimento.
Quello dei (post) fascisti è un governo di incapaci allo sbaraglio, ma forse è meglio dire allo sbando e per questo pericoloso, proprio per i riferimenti storici e culturali su cui fonda le proprie convinzioni politiche.