La pubblica amministrazione italiana è una macchina pesantemente ingolfata, soprattutto quando si tratta di mettere mano alla cassa e pagare i propri fornitori.

I ritardi che vengono accumulati, infatti, ci costano il poco invidiabile primato in negativo nella classifica della solerzia con cui in Paesi europei onorano i propri impegni economici.

A ricordarcelo è l'ultima relazione annuale della Banca d’Italia, che indica in circa 53 miliardi di euro il debito della PA nei confronti dei fornitori, a cui si aggiunge la nota positiva - se proprio così la vogliamo chiamare - di una riduzione di 4 miliardi, rispetto a quanto registrato nell'anno precedente.

Inoltre, c'è da aggiungere che tale situazione rimane nonostante che nel biennio 2013-2014, i governi Monti, Letta e Renzi abbiano stanziato circa 50 miliardi per eliminare il problema.

Nel Mezzogiorno la situazione è peggiore rispetto al resto del Paese a causa dei ritardi nei pagamenti che arrivano addirittura fino a 320 giorni come, ad esempio, per il Comune di Napoli.

Neppure con la fatturazione elettronica, obbligatoria per tutti gli enti pubblici dal 2017 si è riusciti a migliorare la situazione, anche perché moltissimi sono ancora gli enti pubblici che non rispettano questa disposizione, non consentendo al Mef di monitorare l’ammontare complessivo del debito e i relativi tempi medi di pagamento.