Oltre sei mila interviste agli sfollati sudanesi, condotte dal personale dell'UNHCR in Sudan tra ottobre e dicembre del 2019, hanno dato vita al nuovo dossier dell'organizzazione internazionale per i Rifugiati delle Nazioni Unite pubblicato oggi 28 settembre.

E' l'occasione per ripartire dalle necessità dei piu' deboli, coloro che fuggono dalla povertà e dalle conflittualità di una società dilaniata da decenni di violenze, nella speranza di poter dare risposte. Risposte tardive e inadeguate da parte di una comunità internazionale complice, ma pur sempre un'àncora per chi è in mezzo al mare in tempesta. 

Accesso facilitato a infrastrutture sanitarie, a riserve idriche e alimentari, sicurezza e protezione dalle violenze sessuali ed etniche, sono le preoccupazioni più forti che accomunano le comunità di rifugiati e sfollati in tutto il Sudan. 

L'assistenza sanitaria è limitata e difficile da ottenere, soprattutto per le donne in gravidanza e i bambini, costretti inoltre a disertare le poche realtà scolastiche per procacciare cibo e acqua potabile per la famiglia.  

Proprio in sostegno delle famiglie sudanesi, l'Unione Europea e la Banca Mondiale hanno siglato un importante accordo di collaborazione per lo stanziamento di 110 milioni di dollari al "Sudan family support programme" (SFSP), il progetto con cui il governo Sudanese si impegna a provvedere al sostentamento economico delle famiglie vulnerabili. Il governo sudanese stima che oltre il 65% della popolazione sudanese viva sotto la soglia della povertà.

Anche l'Italia ha ritagliato un ruolo importante nel contribuire al programma di tutela e assistenza economica alle famiglie: insieme a Francia, Germania, Olanda, Spagna e  Svezia ha concesso ulteriori 78.2 milioni di dollari, portando il contributo totale dell'Unione a 186.6 milioni di dollari.

La speranza è che nei rivoli delle intermediazioni, questi preziosi contributi non vadano dispersi. 

Mauro Annarumma per Italians for Darfur ONLUS