Il 20% delle prestazioni sanitarie in Italia è erogato dalla sanità privata
Negli ultimi 20 anni la spesa per acquisto di prestazioni dal privato da parte del SSN è passata dai 14 miliardi del 2002 ai 26,2 mld del 2022 ben 12 miliardi in più rispetto a 20 anni prima con una quota che è passata dal 17,8% al 20,3%.
Certamente i provvedimenti come la fissazione di tetti di spesa e l'assegnazione di budget hanno calmato la spesa ma la dinamica di crescita (a parte il 2020) è costante nel tempo.
Nel 2021, infatti, l'allentamento di alcune misure restrittive, anche in relazione alla progressiva attuazione della campagna vaccinale, oltre che alcuni interventi normativi, tra cui quelli volti al recupero delle liste d'attesa, hanno determinato una ripresa delle attività assistenziali degli erogatori privati accreditati evidenziando un incremento della spesa del 7,2%.
Sono i numeri della Ragioneria dello Stato.
Anche nel 2022 è rinvenibile un incremento (+1,9%), anche dovuto alla prosecuzione delle azioni per il recupero delle liste d'attesa nonché al contributo per calmierare l'aumento dei prezzi delle fonti energetiche. Insomma, da sola la sanità pubblica ha difficoltà ad organizzare e gestire l'assistenza e ne è testimonianza anche l'ultima Legge di Bilancio che ha stanziato oltre 300 mln per alzare il tetto di spesa per i privati.
Certo la Lombardia dell'ausilio del privato ne ha fatto un modello, ma come si è visto in pandemia l'assenza di investimenti pubblici sul territorio è stata pagata a caro prezzo. Il tutto senza dimenticare la spesa out of pocket che ha superato i 40 miliardi, tutti spesi dai cittadini per ottenere servizi che il pubblico non riesce ad erogare in tempi accettabili.
I dati regionali.
Nel 2022 sono state la Lombardia (27), il Lazio (29,3) e il Molise (27,7) a spendere di più. Di contro, la Valle d'Aosta e la provincia autonoma di Bolzano non raggiungono il 10%. Nel 2022 le regioni in piano di rientro hanno evidenziato un peso percentuale sul totale della spesa del 24%, superiore alle quote raggiunte dai due rimanenti cluster.
Fonte: Quotidiano Sanità