La commissione della Duma di Stato per la politica dell'informazione, le tecnologie dell'informazione e le comunicazioni sta perseguendo il divieto della propaganda LGBT nei media, in rete e nei film... indipendentemente dall'età del pubblico.

Lo ha dichiarato questo lunedì il capo della commissione Alexander Khinshtein.

"Appoggio pienamente la posizione del presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, sul vietare la propaganda dei valori non tradizionali. In precedenza, il comitato della Duma di Stato per la politica dell'informazione ha già iniziato a elaborare iniziative analoghe", ha dichiarato Khinshtein sul proprio canale Telegram, aggiungendo: "Proponiamo, in generale, di introdurre un divieto di tale propaganda indipendentemente dall'età del pubblico (offline, nei media, su Internet, nei social network e in streaming".

La commissione ha anche proposto di introdurre la responsabilità amministrativa per tale propaganda, ampliando l'articolo 6.21 del Codice degli illeciti amministrativi che attualmente prevede la punizione solo per la diffusione di propaganda LGBT tra i minori.

Inoltre, i legislatori cercano di imporre una responsabilità ancora più rigorosa per la propaganda della pedofilia e di vietare la diffusione tra i bambini non solo di propaganda, ma di qualsiasi altra informazione che mostri relazioni sessuali non tradizionali.

"Durante la sessione autunnale saremo pronti per una discussione aperta. ... In precedenza, queste iniziative sono già state elaborate con l'organismo di controllo dei media e il Ministero per la tecnologia digitale, le comunicazioni e i mass media", ha osservato Khinshtein.

Queste assurdità discriminatorie sopra riportate (diffuse dalla Tass) sono oggi al centro del dibattito politico nel Parlamento della Russia di Putin, un regime dittatoriale che, come ogni dittatura che si rispetti, fa propaganda politica prendendosela con chi sia minoranza... in questo caso quella che rappresenta il mondo LGBT.

Perché parlarne? 

Perché quando Giorgia Meloni, in Spagna, urla "no alla lobby LGBT", non fa altro che sintetizzare che, nel caso dovesse governare, farebbe leggi discriminatorie al pari di quella che vuole approvare il Parlamento russo. Niente di più, niente di meno.

E questo sarebbe normale... nel 2022, in un Paese democratico, basato su una Costituzione il cui articolo 3 recita che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"?

Stesso discorso, naturalmente, vale per gli altri estremisti di destra, alleati di FdI, riuniti nella Lega di Matteo Salvini che, oltretutto, con il partito di Putin ha pure stretto un patto di alleanza che finora non risulta rinnegato e tantomeno stracciato.