Era il 29 luglio del 1999. Yaguine Koita e Fodé Tounkara, di quattordici e quindici anni, venivano da Conacry, la capitale della Guinea. Avevano passato il confine con il Mali, arrivando all’aeroporto di Bamako, la capitale. Qui erano saliti sull’aereo diretto a Bruxelles. Non dalla scaletta, però, come tutti i passeggeri del mondo in possesso di un regolare biglietto di volo.

Loro si erano arrampicati dentro il vano dei carrelli, come se fosse l’ultimo autostop, l’ultimo balzo abusivo sul cassone di un camion di quel lungo viaggio. In volo, a 10 mila metri d’altezza, la temperatura esterna raggiunge i 45 gradi sotto lo zero.

Quando l’aereo atterrò a Bruxelles, gli addetti aeroportuali, controllando i carrelli, scoprirono sbalorditi, in fondo al vano, quei due cadaverini neri coperti di pochi cenci.

Alla vicenda fu dedicato un bel film "Il sole dentro" regia - se ricordo bene - di Bianchini. Purtroppo si tratta di un film - di qualche anno fa - che è stato poco in circolazione, come succede qualche volta a opere che non sono di moda o che non sono segnalate come si dovrebbe. Eppure è un film notevole, che andrebbe diffuso nelle scuole, perché il tragico viaggio di Yaguine Koita e Fodé Tounkarail è raccontato con delicatezza, rispetto ed efficacia.

Oggi, questa struggente notizia di cronaca  riporta a quel viaggio di una decina di anni fa: storie che si ripetono, ma che sembrano non insegnare niente.

Non credo che vi sia nulla da dire. 

Di fronte a una vicenda del genere non ci sono che il dolore e l’afasia. E la vergogna di appartenere a un genere umano dove prosperano i fantasmi di un passato che pensavamo morto e sepolto. Dove alcuni governanti vantano posizioni politiche xenofobe e apertamente razziste. Senza avere pietà per nessuno. Il dramma sono i giovani che, di queste posizioni, fanno vessillo e bandiera.

Quel piccolino non c'è più, è corso via in un mondo parallelo,spero solo migliore di questo.