Di Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno -

Nell’ultimo decennio è stata rivalutata la posizione dell’aumento dei trigliceridi rispetto alle patologie cardiovascolari.

Infatti, l’aumento dei trigliceridi nel sangue veniva considerato in subordine rispetto a quello del colesterolo totale, del colesterolo Hdl e Ldl.

Si è poi osservato che nei pazienti con valori di colesterolo normalizzato dopo trattamento con le famose statine, la presenza di livelli alti di trigliceridi costituisce senza ombra di dubbio un fattore di rischio rilevante.

Studi genetici hanno dimostrato che i pazienti geneticamente con ipertrigliceridemia hanno un maggiore rischio di complicanze cardiovascolari.

In un noto studio italiano, il TG REAL (uno studio osservazionale retrospettivo, che ha valutato pazienti caratterizzati in base ai livelli di Trigliceridi) è emersa non solo l’importanza dell’ipertrigliceridemia, ma anche ha messo in evidenza il fatto che elevati livelli di trigliceridi nel sangue hanno un forte impatto sul rischio cardiovascolare, ed ecco perché oggi è importantissimo controllare il livello di trigliceridi nel sangue e ridurne le quantità... se elevata.

Importantissima è l’azione terapeutica degli acidi grassi omega 3, che attivano (e non solo) una lipoproteinlipasi, che ha quale effetto la riduzione dei trigliceridi circolanti anche del 50%, se usati a dosaggi di 1-2 grammi die.

Bisogna comunque affidarsi ad un medico per la diagnosi, la terapia e la prevenzione dei danni al sistema cardiovascolare.