"Quaranta minuti di analisi autocritica sul rovescio del 4 dicembre, un po’ di stilettate qua e là contro il M5S e tanto orgoglio per il suo PD."
Questo è quanto scrive l'Unità per riassumere l'intervento del segretario Matteo Renzi all'Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
E, tutto sommato, nella sua sinteticità non è un resoconto sbagliato. Ma ciò che non viene detto è che Matteo Renzi non ha spiegato i motivi della sconfitta. L'autocritica di cui parla l'Unità è l'aver riconosciuto di aver perso. Difficile poterlo negare.
Ma il perché della sconfitta non è stato indicato. Quello che è stato detto, invece, è che quanto fatto da Renzi e dal suo governo sfiorano la perfezione. Ma se tutto era perfetto, perché allora Renzi ha perso al referendum con un distacco di 20 punti? In un referendum che dallo stesso Renzi è stato definito politico!
Già questa analisi lascia perplessi, ma ancora più perplessi lascia il resto di quanto è accaduto oggi. Si doveva decidere di celebrare il congresso prima del voto politico per un motivo evidente a tutti.
Il governo di Renzi e quello di Gentiloni governano con un'allenza di forze di centro destra. I provvedimenti finora licenziati sono stati di stampo liberista. Sicuramente condivisibili per un partito di destra. Ma comne possano esserlo per un partito che si definisce socialista è alquanto misterioso. Per tale motivo, negli ultimi tre anni gli scontri tra area renziana e minoranza dem si sono andati sempre più acuendo.
In una situazione simile, chiunque abbia a cuore il destino del partito e quello del paese, dato che il partito dovrebbe rappresentare una larga fetta dell'elettorato italiano, chiederebbe un congresso per definire, una volta per tutte, che cosa sia e che cosa debba fare il PD. Ed anche con chi debba poi allearsi. Soprattutto nell'imminenza del voto politico!
Invece, niente di tutto questo. Matteo Renzi ha indicato nella legge ispirata dall'attuale presidente della Repubblica il punto di partenza per la discussione di una nuova legge elettorale per Camera e Senato e poi tutti al voto. Ed il Congresso per scegliere il nuovo segretario e la linea del partito?
Si farà nella data in cui era stato programmato. In questo modo, Renzi andrà al voto gestendo il paese con un governo fantoccio alle sue dipendenze e continuerà ad essere segretario del Partito e, nel caso di risultato positivo alle urne, nuovo premier in pectore.
In pratica, tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni in Italia è stato completamente ignorato. Ed è stato ignorato pure dai delegati che hanno partecipato all'Assemblea, perché hanno fatto passare la linea Renzi con 481 voti a favore, 2 voti contrari e 10 astensioni.
Va detto però che l'Assemblea è composta da 1000 delegati e che la minoranza non ha votato. Il perché è dovuto a Giachetti che nel suo intervento si è rivolto a Roberto Speranza (minoranza dem) dicendogli che aveva la faccia come il ... sedere! E questo vale come ulteriore dimostrazione di come stiano le cose nel PD e di come continueranno ad esserlo in futuro.
Ed in questo quadro appare ancor più allucinante e allucinata la chiosa, sempre de l'Unità, a conclusione dell'Assemblea del 18 dicembre: "Ha dato l’impressione, Renzi, di volersi dare un nuovo profilo, meno presenzialista, più aggregatore, più disposto all’ascolto: ma non meno leader.
Ha preferito mettere la sordina alle polemiche interne (anche per questo ha proposto di non fare subito il Congresso, la conta) preferendo piuttosto insistere sulla necessità di ricostruire un pensiero vincente, in vista della grande competizione elettorale di cui egli non ha indicato i tempi ma ha lasciato capire che comunque è nel vicino orizzonte. E sapendo che il corpo del partito è con lui."