"Molti popoli vi accorreranno, e diranno:
«Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe;
egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri».
Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del SIGNORE.
Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro,
e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra (Isaia 2:3-4).
Viviamo un tempo complicato per gli esseri umani nel mondo. Le guerre animano interessi economici definiti importanti solo da chi da essi trae guadagno. Ma, importanti non sono! Anzi tendono a ridefinire il concetto stesso ed evoluto della logica umana, lo tradiscono grazie al supporto di odio, razzismo, vendetta, rancore, uccisioni ed omicidi (che, per la Bibbia non sono la stessa cosa). Se leggiamo Isaia, troviamo motivi di grande riflessione sulla guerra come fenomeno sociale e sul come sia stata elevata, in modo stolto e arrogante nei confronti dell'intera umanità e, per chi crede, nei confronti di Dio stesso.
Essere un Protestante, non vuol dire prendere parte alle ragioni secolari ma, applicando il rivoluzionario pensiero di Cristo, significa leggere attentamente le Scritture per trarre da esse risposte.
Le Scritture Ebraiche, in particolare Isaia più sopra citato, parlano del non imparare più la guerra. Infatti la cosiddetta arte della guerra conta proseliti in tutto il mondo ma vanno distinti coloro che la fanno da quelli che la subiscono, spesso appartenenti al ceto povero dei luoghi in cui i conflitti proliferano ingigantendo i profitti di pochi individui privi di scrupoli morali e civili.
Isaia cita un tempo in cui le armi di offesa verranno trasformate in vomeri e aratri. Significa che i popoli dovranno rivoluzionare, proprio come fece Gesù, il modo di pensare, di crescere, di amare e di parlare.
La politica internazionale usa le parole come spade, le riveste di ambiguità facendo leva sulla parte meno nobile delle persone, aizzandole proditoriamente con concetti di patria, nazione, etnia e fomentando odio e dolore.
La PACE è l'unica nobile causa a cui dovremmo tutti rivolgerci. Basta con i conflitti, impariamo la PACE e non la guerra, ribelliamoci pacificamente alla schiavitù imposta dalla finanza e dal denaro. Inventiamoci e reinventiamo un mondo in cui vivere sia, nel breve interludio concesso, un luogo simile all'Eden.