Il centrodestra a trazione leghista, dopo 69 anni di dominio della sinistra, riesce a conquistare la città di Ferrara. Possiamo dire che si tratta di un risultato storico.

Il Partito Democratico, però, si riprende Livorno strappandola ai 5 Stelle.

I pentastellati, fuori dai ballottaggi in quasi tutti i capoluoghi di provincia, riescono però a conquistare il comune di Campobasso.

Alle 23 di domenica si sono chiuse le urne dei ballottaggi per l'elezione di 136 sindaci. 15 di questi riguardavano i capoluoghi di provincia di Potenza, Avellino, Ferrara, Forlì, Reggio nell'Emilia, Cremona, Ascoli Piceno, Campobasso, Biella, Verbania, Vercelli, Foggia, Livorno, Prato, Rovigo.

Ad eccezione della sola Campobasso, unico capoluogo dove erano presenti anche i 5 Stelle ed il cui candidato Roberto Gravina ha avuto la meglio su quello del centrodestra, la sfida nei capoluoghi ha riguardato solo centrodestra e centro sinistra.

Nonostante l'impegno, e l'incessante presenza sul territorio la destra non sfonda ed il risultato complessivo può definirsi di sostanziale parità, con conferme, alcune sorprese e delle riconquiste.

Tra le sorprese, oltre a Ferrara il cui sindaco è da oggi un amico personale di Matteo Salvini, Alan Ferrari, c'è il passaggio al centrodestra anche di un'altra roccaforte rossa, Forlì, che va a Gian Luca Zattini con il 53,07% delle preferenze contro il 46,93% di Giorgio Calderoni, esponente del centrosinistra. Lo stesso dicasi per Piombino, passato al centrodestra.

Il centrosinistra, però, si conferma a Cesena, Reggio Emilia, Prato e si "riprende" Livorno, seppur con un candidato proveniente dalla società civile e senza tessera di partito. Da non dimenticare che il centrosinistra conquista anche Rovigo, ottenendo pertanto un risutato non certo scontato.