Sabato era l'ottavo giorno di protesta in Francia, da quando il 17 novembre molti francesi si sono radunati in strada per manifestare, inizialmente, per l'aumento delle accise sui carburanti, allargando poi la lotta contro le politiche messe in atto finora dal presidente Macron.

Una rabbia diffusa che ha interessato tutta la Francia e che ha causato arresti, feriti e, putroppo, anche due vittime.

Sabato la protesta è esplosa nel centro di Parigi, con strutture divelte e date alle fiamme, insieme a copertoni, scooter e auto.

Gli Champs-Elysees sono stati trasformati in un campo di battaglia con il fumo che si innalzava dai numerosi fuochi accesi lungo il viale dove i gilet gialli si sono fronteggiati per tutto il giorno con i poliziotti in assetto anti sommossa. Decine di migliaia, anche oggi, i manifestanti in piazza in tutto il Paese.

La polizia francese ha sparato gas lacrimogeni e fatto uso dei cannoni ad acqua per placare i disordini scoppiati nel centro di Parigi, con il ministro dell'Interno Christophe Castaner che ha accusato l'estrema destra guidata da Marine Le Pen di fomentare quella che non può non essere definita altrimenti se non come una rivolta.

Solo a tarda sera, dopo ore di guerriglia, gli Champs-Elysees sono stati evacuati.

Il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Melenchon, ha spiegato all'emittente BFMTV l'importanza storica di questo "problema" nella mentalità francese: "Quando le tasse non sono più accettate, in Francia è l'ora delle rivoluzioni."

La rabbia è scaturita dopo l'aumento di sette centesimi al litro delle accise sul gasolio e di quattro centesimi di quelle sulla benzina.