177 i nuovi casi di contagio da Covid al 4 giugno, con il totale delle persone che hanno contratto il virus che adesso è di 234.013.
Il numero totale dei positivi è di 38.429, con una decrescita di 868 assistiti rispetto a ieri: di questi 20.224 sono in Lombardia, 4.556 in Piemonte, 2.688 in Emilia-Romagna, 1.319 in Veneto, 883 in Toscana, 394 in Liguria, 2.754 nel Lazio, 1.303 nelle Marche, 830 in Campania, 967 in Puglia, 207 nella Provincia autonoma di Trento, 879 in Sicilia, 213 in Friuli Venezia Giulia, 704 in Abruzzo, 112 nella Provincia autonoma di Bolzano, 31 in Umbria, 108 in Sardegna, 10 in Valle d’Aosta, 102 in Calabria, 125 in Molise e 20 in Basilicata.
Tra i positivi, 338 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 15 pazienti, 5.503 sono i ricoverati con sintomi, 239 in meno, e 32.588 persone, pari all’85% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Il numero complessivo di dimessi e guariti sale invece a 161.895, con un incremento di 957 persone rispetto a 24 ore fa.
Oggi i deceduti sono 88 e portano il totale a 33.689.
Per Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute per l'emergenza Covid e rappresentante italiano al Consiglio dell’Oms, in una intervista radiofonica oggi ha parlato della pandemia e dei rischi legati al contagio:
«Le voci contrastanti dalla comunità scientifica sul presunto indebolimento del virus dipendono dal fatto che i medici non sono tutti uguali. Ci sono medici clinici, che curano i pazienti, e medici che non curano i pazienti ma le organizzazioni, i sistemi. Io faccio parte del secondo insieme. Sempre medici siamo. Il medico che cura il paziente dice agli altri che non sono veri medici, perché non hanno mai visto i pazienti. Gli altri rispondono "Ok, ma tu invece non hai il quadro completo della situazione". I clinici molto spesso tendono a generalizzare la situazione dei pazienti che vedono loro.Quando ci fu il virus dell’immunodeficienza acquisita i medici alla fine degli Anni 70 e 80 vedevano pazienti omosessuali ed erano convinti che quella malattia riguardasse solo gli omosessuali. In realtà gli altri medici vedevano il virus, vedevano una trasmissione a tutti, e mettevano in guardia che la malattia non era limitata solo agli omosessuali. Il virus oggi circola nella stessa maniera e non è mutato. Si vedono pazienti diversi perché siamo diventati più bravi a identificarlo e a curarlo. Ma il virus continua a circolare ed è pericoloso come era all’inizio.Adesso, siamo in una fase di ulteriore miglioramento nella stragrande maggioranza delle regioni. Anche in Lombardia e nella zona circostante le cose vanno meglio, certo sono dati un po’ peggiori rispetto al resto d’Italia dove abbiamo delle zone a zero casi da diversi giorni. E’ una situazione comunque da monitorare, perché non ne siamo usciti. Dobbiamo essere ancora vigili per evitare una seconda ondata. Dobbiamo essere molto attenti a bloccare eventualmente nuovi focolai epidemici. Siamo molto migliorati sotto questo punto di vista, sicuramente le situazioni di febbraio o di marzo non le vedremo più. Adesso per esempio il sistema dei controlli sui mezzi di trasporto è molto forte e molto rigoroso, le cose stanno andando abbastanza bene. C’è una stragrande maggioranza di persone che si comporta con grande disciplina e grande responsabilità. Qualcuno invece non ne è dotato, o non vuole esserlo. Ho visto ultimamente delle manifestazioni prive di qualsiasi misura di sicurezza, non dico le mascherine, ma nemmeno la distanza. Strette di mano, grida, tutta una serie di comportamenti che a me allarmano molto visto che il virus appunto circola ancora.Sono stati trovati 200 milioni per fare in modo che i Pronto soccorso abbiano percorsi separati per i pazienti Covid e i pazienti non Covid. Ci sono i soldi, c’è il potere per le Regioni di muoversi, ma ogni Regione si muove in modo diverso rispetto alle altre. Queste risorse dovrebbero essere mobilizzate subito, perché a settembre o a ottobre quando torneranno i virus respiratori, i Pronto soccorso devono essere pronti. La mia preoccupazione è che le risorse trovate dal Governo non vengano utilizzate presto e bene dalle Regioni. La seconda ondata? Quando arriva la stagione fredda tornano i virus respiratori. Come influenza e parainfluenza. E’ probabile che torni anche il Coronavirus. Dobbiamo essere pronti. Dobbiamo vaccinare obbligatoriamente tutto il personale e tutte le persone particolarmente fragili contro l’influenza. Questo, nell’attesa del vaccino contro il Coronavirus, serve ad evitare che si incrocino le due cose. La cosa vale anche per le donne in gravidanza e per i bambini fragili, che hanno delle particolari situazioni di difficoltà. Riaprire gli stadi al pubblico anche se parzialmente? E’ una ipotesi che si farà nel momento in cui la circolazione del virus sarà ridotta ai minimi termini. In qualche regione teoricamente si potrebbe già aprire. E dico teoricamente. Ma queste manifestazioni non possono prescindere dalle misure di sicurezza e farle rispettare a migliaia di persone è difficile. Non è da scongiurare il rischio, bisogna prepararsi per fare in modo che sia ridotto».