32 mila pagine di norme è la mole di carta che secondo l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre CGIA nel 2020 sarebbe stata prodotta se si fossero stampate tutte le norme emanate (leggi, decreti, DPCM, circolari, etc.). Una produzione legislativa che è cresciuta anno dopo anno e che ci dà la misura di quale sia il peso della burocrazia e della difficoltà da parte di cittadini, imprese e professionisti di rapportarsi con la pubblica amministrazione.

Il 10 marzo è stato firmato il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” tra il Ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e i Segretari generali Maurizio Landini (CGIL), Luigi Sbarra (CISL) e Pierpaolo Bombardieri (UIL). All’interno del patto viene evidenziata la necessità non tanto di promulgare nuove leggi, ma di rimettere al centro il ruolo della pubblica amministrazione come di motore di sviluppo. Sviluppo che può essere attuato solo attraverso la semplificazione e la digitalizzazione dei processi, elementi necessari per sostenere e accompagnare l’adeguamento dei servizi ai nuovi e mutati bisogni dei cittadini, soprattutto in relazione ai cambiamenti sociali, economici e produttivi portati dalla pandemia.

Pochi giorni dopo, il 18 marzo il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, illustrando in audizione il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), enfatizza come grazie al digitale le amministrazioni pubbliche possono migliorare le modalità con cui rispondono ai bisogni sociali in termini di velocità, agilità e qualità dei servizi erogati

Nel PNRR sono sei gli elementi strategici per il rilancio del sistema paese:

  1. realizzazione di connessioni ad altissima velocità e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale con l’introduzione del 5G e della banda ultra larga mobile
  2. diffusione della tecnologia cloud computing e attuazione della piattaforma digitale nazionale dati (PDND) per l’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni
  3. adozione del principio “once only” per semplificare il conferimento di informazioni dal cittadino alla pubblica amministrazione
  4. inclusività del digitale e diffusione delle nuove tecnologie di autenticazione (SPID e CIE), di pagamento elettronico (PagoPA) e di dialogo con la pubblica amministrazione (AppIO)
  5. sicurezza informatica
  6. cittadinanza digitale, diritto alla privacy, competenze

La gran parte dei principi e delle misure indicate nei due documenti non sono nuove, ma nascono addirittura nel 2005 con il codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo 07/03/2005, n. 82) e arrivano al 2015 con la promulgazione della carta della cittadinanza digitale (Legge 07/08/2015, n. 124) nella quale si afferma il diritto di tutte le persone di accedere a dati, documenti e servizi in modalità digitale.

Sia il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” promosso dal Ministro Renato Brunetta, che il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” del Ministro Vittorio Colao rappresentano comunque un disegno chiaro e strutturale di un programma pluriennale di innovazione del sistema Italia.

Questa volta, inoltre, le risorse sul tavolo sono parecchie: più di 40 miliardi per la trasformazione digitale all’interno del Next Generation EU, che prevede che il 20% dei fondi destinati agli stati membri attraverso la Recovery and Resilience Facility sia destinato alla trasformazione digitale.

Sorprende invece che all’interno dei due documenti non si citi il ruolo strategico degli enti locali all’interno di questi processi di innovazione, anche in relazione al fatto che il livello di governo che oggi è in prima linea nel dialogo con i cittadini, e che è stato più provato durante l’emergenza sanitaria, è rappresentato dai Comuni. In Italia ci sono 7.982 Comuni dei quali il 70% circa ha una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Questa dimensione causa talvolta difficoltà per i Comuni stessi a essere attori partecipi e consapevoli all’interno dei processi di innovazione, a motivo di difficoltà tecniche, amministrative e organizzative.

È necessario quindi partire da queste considerazioni per costruire percorsi di inclusione dei Comuni nella definizione delle strategie di digitalizzazione della pubblica amministrazione, individuando anche criteri di monitoraggio e di valutazione dei miglioramenti più vicino possibile ai cittadini (riduzione dei procedimenti per i quali vengono prodotti atti cartacei, riduzione dei tempi dei procedimenti, valutazione da parte dei cittadini dei servizi erogati dagli enti locali, etc.).