L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce le funzioni cognitive, come la memoria, l'attenzione, il linguaggio e il ragionamento, compromettendo la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. Al momento non esiste una cura definitiva per l'Alzheimer, ma solo dei trattamenti farmacologici e non farmacologici che mirano a rallentare il declino cognitivo e a migliorare i sintomi comportamentali e psicologici.
Tra i trattamenti non farmacologici, la realtà immersiva (o virtuale) si sta affermando come un approccio innovativo e promettente per stimolare le capacità cognitive e affettive dei pazienti con Alzheimer o altre forme di demenza. La realtà immersiva consiste nell'utilizzo di dispositivi tecnologici, come occhiali, caschi, guanti o tute, che permettono di creare e interagire con ambienti simulati in modo realistico e tridimensionale.
I benefici della realtà immersiva per i pazienti con Alzheimer sono molteplici e dipendono dal tipo e dal livello di immersione delle esperienze proposte. Alcuni possibili benefici sono:
- La stimolazione della memoria autobiografica, ovvero la capacità di ricordare eventi personali significativi, attraverso la riproduzione di scenari familiari o legati alla storia di vita del paziente. Questo può favorire il recupero di ricordi positivi, il rafforzamento dell'identità personale e il miglioramento dell'umore e dell'autostima.
- La stimolazione della memoria semantica, ovvero la capacità di ricordare concetti e fatti generali, attraverso la presentazione di informazioni culturali, storiche o geografiche, correlate agli interessi e alle conoscenze del paziente. Questo può favorire l'apprendimento di nuove informazioni, il mantenimento delle abilità cognitive e il potenziamento della curiosità e della motivazione.
- La stimolazione della memoria procedurale, ovvero la capacità di ricordare come eseguire azioni e compiti, attraverso la simulazione di attività della vita quotidiana, come cucinare, fare la spesa, vestirsi o guidare. Questo può favorire il recupero o l'acquisizione di abilità funzionali, il mantenimento dell'autonomia e il potenziamento della sicurezza e della fiducia in se stessi.
- La stimolazione delle funzioni esecutive, ovvero le capacità di pianificare, organizzare, monitorare e regolare il proprio comportamento, attraverso la proposta di sfide cognitive, come puzzle, labirinti, giochi di logica o di strategia. Questo può favorire il miglioramento delle capacità di problem solving, di attenzione, di concentrazione e di flessibilità mentale.
- La stimolazione delle funzioni sociali, ovvero le capacità di comunicare, interagire e cooperare con gli altri, attraverso la creazione di ambienti virtuali condivisi, in cui il paziente può incontrare e dialogare con altre persone reali o virtuali. Questo può favorire il miglioramento delle capacità linguistiche, delle abilità sociali e della riduzione dell'isolamento e della solitudine.
I soggetti più idonei ad utilizzare la realtà immersiva sono quelli che presentano un livello di deficit cognitivo da lieve a moderato, in quanto sono ancora in grado di comprendere e seguire le istruzioni, di interagire con gli ambienti virtuali e di trarre beneficio dalle esperienze proposte. Inoltre, è importante che i soggetti non presentino controindicazioni fisiche o psicologiche all'uso della realtà immersiva, come problemi visivi, epilessia, claustrofobia o cinetosi.
Le fonti scientifiche autorevoli che supportano l'efficacia della realtà immersiva per i pazienti con Alzheimer sono ancora limitate e non conclusive, in quanto si tratta di un campo di ricerca relativamente recente e in rapida evoluzione. Tuttavia, esistono alcuni studi e progetti che hanno dimostrato dei risultati positivi e incoraggianti, sia dal punto di vista cognitivo che affettivo. Alcuni esempi sono:
- Il progetto di [Contro l'Alzheimer interviene la Realtà Virtuale], realizzato da Fondazione Olitec, che ha sviluppato una piattaforma di realtà virtuale per la diagnosi precoce e il trattamento della demenza, basata sull'utilizzo di occhiali VR e di un software che permette di creare e personalizzare gli ambienti virtuali in base alle esigenze e alle preferenze dei pazienti. Il progetto ha evidenziato una maggiore accuratezza nella diagnosi della demenza, una maggiore adesione al trattamento e una maggiore soddisfazione dei pazienti e dei caregiver.
- Lo studio di [Influenza della realtà virtuale sulle prestazioni cognitive], condotto dall'Istituto Auxologico Italiano, che ha utilizzato un dispositivo immersivo (CAVE) per proporre ai pazienti con deficit cognitivo lieve o moderato delle attività di stimolazione cognitiva e funzionale, basate sulla simulazione di situazioni e contesti di vita quotidiana. Lo studio ha evidenziato un miglioramento delle prestazioni cognitive e della qualità di vita dei pazienti, oltre a una riduzione dei sintomi depressivi e ansiosi.
- Lo studio di [Deficit cognitivo e demenza: un sollievo dalla realtà virtuale], pubblicato da BMC Psychiatry, che ha esaminato gli effetti della realtà virtuale su pazienti con demenza da lieve a moderata, sottoposti a diverse tipologie di esperienze immersive, come la visione di filmati, la navigazione di ambienti virtuali o la partecipazione a giochi interattivi. Lo studio ha evidenziato un miglioramento dell'umore, della motivazione, della memoria e dell'attenzione dei pazienti, oltre a una riduzione dello stress e dell'aggressività.
L'utilizzo della realtà immersiva per i malati di Alzheimer può sollecitare diverse aree del cervello, a seconda del tipo e del contenuto delle esperienze immersive proposte. In generale, si può dire che la realtà immersiva stimola le aree cerebrali coinvolte nei processi di memoria, apprendimento, attenzione, linguaggio, funzioni esecutive e sociali, che sono quelle più colpite dalla malattia. Alcune delle aree cerebrali più sollecitate dalla realtà immersiva sono:
- L'ippocampo, una struttura situata nella parte mediale del lobo temporale, che è essenziale per la formazione e il consolidamento dei ricordi, soprattutto quelli autobiografici e spaziali. L'ippocampo è una delle prime aree ad essere danneggiate dall'Alzheimer, causando problemi di memoria a breve termine e di orientamento¹. La realtà immersiva può stimolare l'ippocampo attraverso la riproduzione di scenari familiari o legati alla storia di vita del paziente, o attraverso la navigazione di ambienti virtuali che richiedono abilità spaziali.
- La corteccia prefrontale, una regione situata nella parte anteriore del lobo frontale, che è coinvolta nelle funzioni esecutive, ovvero le capacità di pianificare, organizzare, monitorare e regolare il proprio comportamento. La corteccia prefrontale è anche importante per il controllo degli impulsi, la regolazione delle emozioni e le funzioni sociali. La corteccia prefrontale subisce un progressivo deterioramento nell'Alzheimer, causando problemi di ragionamento, decisione, inibizione e interazione³. La realtà immersiva può stimolare la corteccia prefrontale attraverso la proposta di sfide cognitive, come puzzle, labirinti, giochi di logica o di strategia, o attraverso la creazione di ambienti virtuali condivisi, in cui il paziente può incontrare e dialogare con altre persone reali o virtuali.
- La corteccia temporale, una regione situata nella parte laterale del lobo temporale, che è coinvolta nel processo di comprensione e produzione del linguaggio, sia parlato che scritto. La corteccia temporale è anche importante per la memoria semantica, ovvero la capacità di ricordare concetti e fatti generali. La corteccia temporale è progressivamente compromessa nell'Alzheimer, causando problemi di comunicazione, comprensione e apprendimento. La realtà immersiva può stimolare la corteccia temporale attraverso la presentazione di informazioni culturali, storiche o geografiche, correlate agli interessi e alle conoscenze del paziente, o attraverso la simulazione di situazioni comunicative, come conversazioni, interviste o presentazioni.
Chi sta coordinando la ricerca nazionale
Massimiliano Nicolini è un ricercatore italiano che si occupa di intelligenza artificiale e realtà immersiva applicate al settore sanitario. Tra i suoi progetti più innovativi, ci sono:
- La creazione del primo centro di ricerca al mondo per la realtà immersiva sanitaria presso l'Ospedale Civile di Brescia, in collaborazione con la Fondazione Olitec. Il centro si propone di sperimentare e sviluppare soluzioni basate sul metaverso per migliorare l'assistenza sanitaria, la diagnosi, il trattamento e la prevenzione di diverse patologie, come l'Alzheimer, il Parkinson, il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari.
- Il brevetto dell'avatar biometrico, una tecnologia che permette di creare una rappresentazione digitale tridimensionale e personalizzata di una persona, basata sui suoi dati biometrici, come il viso, il corpo, la voce, il battito cardiaco e il respiro. L'avatar biometrico può essere utilizzato per monitorare lo stato di salute, per fornire consulenze mediche a distanza, per simulare interventi chirurgici o per offrire supporto psicologico.
- La realizzazione della prima farmacia italiana nel metaverso, la Farmacia Farinato di Fiumicino, che offre ai suoi clienti un'esperienza immersiva e interattiva, in cui possono accedere a tutti i servizi garantiti dalla farmacia tradizionale, come l'acquisto di prodotti, la consulenza farmaceutica, la prenotazione di visite o esami, la partecipazione a corsi o eventi. La farmacia nel metaverso permette anche di comunicare e informare i clienti in modo più efficace e coinvolgente, grazie alla realtà aumentata e all'intelligenza artificiale.