Nel 1223, esattamente il 29 novembre, papa Onorio III con la bolla "Solet annuere" approvò definitivamente la Regola dei frati Minori. Nelle settimane successive Francesco d'Assisi si avviò verso l'eremo di Greccio dove espresse il suo desiderio di celebrare in quel luogo il Natale.

Ad uno del luogo disse che voleva vedere con gli "occhi del corpo" come il bambino Gesù, nella sua scelta di abbassamento, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi stabilì che fossero portati in un luogo stabilito un asino ed un bue - che secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi erano presso il Bambino - e sopra un altare portatile collocato sulla mangiatoia fu celebrata l'Eucaristia. Per Francesco come gli apostoli videro con gli occhi del corpo l'umanità di Gesù e credettero con gli occhi dello spirito alla sua divinità, così ogni giorno mentre vediamo il pane ed il vino consacrato sull'altare, crediamo alla presenza del Signore in mezzo a noi.

Nella notte di Natale a Greccio non c'erano statue e neppure raffigurazioni, ma unicamente una celebrazione eucaristica sopra una mangiatoia, tra il bue e l'asinello. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante immagini, ossia il presepe in senso moderno.

Perché lo ha fatto? Francesco era un uomo molto concreto e per lui era molto importante l'Incarnazione, ossia il fatto che il Signore fosse "incontrabile" mediante segni e gesti, prima di tutto i Sacramenti. La celebrazione di Greccio si colloca proprio in questo contesto.


La descrizione sopra riportata di come sia nato il presepe e cosa dovesse rappresentare è ripresa dalle parole di un francescano, Padre Pietro Messa, riportate sul sito dei frati cappuccini.

Il termine presepe, per chi non lo sapesse, deriva dal latino ed indica, per l'appunto, mangiatoia... unico appiglio con i vangeli sinottici, quelli ufficiali, dove non sono citati molti particolari della natività (tra l'altro solo Matteo e Luca parlano - brevemente - della nascita di Gesù) rispetto a come, invece, viene rappresentata dalla tradizione (che fa riferimento a testi apocrifi).

Ma le origini del presepe le ha ricordate ancor più dettagliatamente, all'inizio di questo dicembre, lo stesso Papa Francesco nella lettera apostolica Admirabile Signum, riferendosi a fonti francescane ed al primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano. Ma oltre alle origini, il Papa ne ha spiegato anche il significato, ben più importante dell'esteriorità della rappresentazione.

«In modo particolare, fin dall'origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell'umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi (cfr. Mt 25,31-46)».

E guardando ai Magi rappresentati nel presepe, il Papa aggiunge che ci ricordano che «siamo chiamati a riflettere sulla responsabilità che ogni cristiano ha di essere evangelizzatore. Ognuno di noi si fa portatore della Bella Notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore con concrete azioni di misericordia».


Stabilite queste premesse, appare incomprensibile come certe "persone" si intestardiscano ad utilizzare un simbolo che è pensato per incontrare e unire come bandiera di divisione e contrapposizione, ridendone pure soddisfatte, credendosi autori di chi sa quale eroico gesto, quando invece l'unica cosa che riescono a dimostrare è una profonda ignoranza alimentata da un'inimmaginabile stupidità.