Mentre intensifica gli attacchi nel Donbass, la Russia propone la fine dell'embargo dei porti ucraini in cambio della fine delle sanzioni
I combattimenti in Ucraina si stanno intensificando nel Donbass ed in particolare nell'oblast di Luhansk, dove i russi cercano di occupare la parte di territorio non ancora sotto il loro controllo e dove le fornitura di acqua, luce e gas sono sempre più scarse se non addirittura assenti.
Sotto attacco, in particolar modo, le città di Lysychansk e Severodonetsk, con quest'ultima che, secondo il governatore della regione, Serhiy Haidai, sarfebbe oramai andata completamente distrutta e adesso sarebbe alla mercé del fuoco dei mortai di Mosca.
Anche più a ovest, a Lyman, i russi hanno intensificato il fuoco dell'artiglieria mentre le offensive portate su Bakhmut e sul villaggio di Pasika hanno provocato perdite nelle fila dei russi che adesso avrebbero aumentato l'utilizzo di aerei per i bombardamenti, perché i missili lanciati da terra inizierebbero a scarseggiare, anche se questa mattina ne sono stati lanciati quattro su Zaporizhzhia ed altri sulla zona residenziale di Kramatorsk, nell'oblast di Donetsk.
Per Kiev dal 24 febbraio l'Ucraina avrebbe perso 29.450 soldati, 1.305 carri armati, 3.213 veicoli corazzati da combattimento, 2.218 veicoli e serbatoi di carburante, 606 pezzi di artiglieria, 201 sistemi di lancio multiplo di razzi, 93 missili terra-aria, 170 elicotteri, 206 aeroplani, 491 droni e 13 imbarcazioni.
Sul fronte diplomatico, la Russia quest'oggi ha offerto lo sblocco dei porti ucraini in cambio della revoca delle sanzioni occidentali. Lo ha riferito la TASS, citando il viceministro degli Esteri Andrey Rudenko, che ha affermato che la Russia è pronta a fornire un corridoio umanitario per consentire alle navi commerciali una rotta sicura fuori dall'Ucraina. L'attuale embargo sul porto di Odessa fa sì che il grano ucraino non venga consegnato a Paesi poveri che finora vi avevano fatto affidamento. Per il momento non vi è stata replica da parte del governo ucraino.
Sempre Rudenko, stavolta però rivolgendosi all'agenzia Ria Novosti, ha detto che un possibile scambio dei prigionieri dell'Azovstal sarà preso in considerazione una volta che i soldati ucraini evacuati da Mariupol in territorio russo saranno stati condannati [conosce già l'esito di un eventuale processo, ndr].
Continua, intanto, la querelle che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avviato con Finlandia e Svezia accusati di aver dato ospitalità a membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), come di altre organizzazioni analoghe, da lui definiti "terroristi", gli stessi che in Siria hanno combattuto e sconfitto i miliziani dell'Isis!
In realtà la Turchia cerca una leva di scambio per porre fine alle restrizioni all'esportazione di armi imposta ad Ankara, dopo il suo intervento nel nord della Siria del 2019. Inoltre, la Turchia vuole anche essere reinclusa nel programma di acquisto degli F-35, dalla quale è stata esclusa dopo aver acquistato i sistemi di difesa missilistica S-400 dalla Russia. Per questi motivi Ankara, al momento, si oppone - unico Paese tra i membri della Nato - all'adesione al Patto atlantico di Svezia e Finlandia.