"La guerra sempre è una sconfitta. Non si può andare avanti in guerra. Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo".

Ha chiuso così, papa Francesco, l'udienza generale di mercoledì in Piazza San Pietro. Parole non nuove e pure scontate, ma che rimbombano in questo momento storico che vede la politica e la stampa addomesticata che la supporta sostenere una linea esattamente opposta, riassumibile nel tristemente noto modo di dire "se vuoi la pace, prepara la guerra".

Naturalmente, politici e giornalisti a sostegno di tale tesi supportano la corsa agli armamenti e non escludono guerre regionali, continentali e persino mondiali perché sono sicuri che non saranno loro a doverle combattere. Per questo sono impegnati a rincorrersi l'un l'altro nel dimostrare di avere, più di altri, appoggiato decisioni per finanziare l'acquisto e la produzione di nuove armi.

Questa è l'aria che si respira ormai in Europa e di cui avremo ulteriore riprova nel nuovo Consiglio dell'Ue che si svolgerà da giovedì a Bruxelles.

Questi, infatti, i contenuti di cui i leader europei discuteranno, riassunti nella lettera d'invito inviata loro dal presidente Charles Michel:

"Nel terzo anno di guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, ci troviamo di fronte a un momento cruciale. Urgenza, intensità e determinazione incrollabile sono imperativi. Il nostro compito principale è la rapida fornitura di aiuti militari all’Ucraina e, sulla base di recenti iniziative come quella della Repubblica ceca, l’approvvigionamento e la consegna accelerate di munizioni. Questo Consiglio europeo sarà l’occasione per rafforzare e accelerare tali sforzi. Inoltre, dobbiamo concentrarci sull’implementazione e sull’applicazione efficace delle nostre sanzioni, nonché sull’avanzamento dei nostri sforzi sull’utilizzo dei profitti straordinari derivanti dai beni [russi] immobilizzati.Questo è anche il momento di un vero cambiamento di paradigma in relazione alla nostra sicurezza e difesa. Per decenni l’Europa non ha investito abbastanza nella sua sicurezza e difesa. Ora che ci troviamo di fronte alla più grande minaccia alla sicurezza dalla Seconda Guerra Mondiale, è giunto il momento di adottare misure radicali e concrete per essere pronti a difenderci e mettere l’economia dell’UE sul “piede di guerra”. Ciò significa spendere di più e acquistare di più congiuntamente, quindi in modo più efficiente. Dobbiamo anche aiutare l’industria della difesa ad accedere a fondi pubblici e privati ​​e ridurre gli oneri e le barriere normative. Costruire questa mentalità di sicurezza strategica richiede una leadership forte e un’acuta comprensione dell’urgenza delle minacce che affrontiamo. Mi aspetto che il nostro Consiglio europeo sia all’altezza di questo obiettivo.È imperativo affrontare la situazione in Medio Oriente. Le atrocità degli attacchi del 7 ottobre e della conseguente guerra a Gaza hanno oltrepassato il limite della disumanità. Sono morti troppi civili. Troppe vite innocenti sono a rischio a causa della catastrofica situazione umanitaria a Gaza e della terribile carestia. Il diritto internazionale deve essere pienamente rispettato. È urgentemente necessario un cessate il fuoco sostenibile per proteggere i civili, consentire agli ostaggi di ritornare in sicurezza e garantire che l’assistenza umanitaria possa essere fornita secondo necessità. I nostri sforzi per prevenire l’escalation regionale devono essere intensificati, soprattutto in Libano e nel Mar Rosso. In definitiva, l’Unione Europea resta impegnata a favore di una soluzione giusta e globale tra israeliani e palestinesi, in cui lo Stato di Israele e uno Stato di Palestina democratico, sovrano e vitale vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco. ..."

Questi pagliacci cui è stata attribuita la definizione di politici - non esiste altro termine che li possa descrivere per quello che sono -  hanno sostenuto e applaudito lo Stato ebraico che si accingeva a far peggio di ciò che i russi stanno facendo in Ucraina. Non solo. Hanno continuato a sostenere e applaudire lo Stato ebraico mentre stava perpetrando un genocidio. Adesso che non riescono a trovar termini adatti per riuscire a non chiamare genocidio ciò che non può esser descritto altrimenti, i politici europei (pagliacci) hanno deciso che qualcosa deve pur esser fatto, tanto - addirittura - da doversi persino "impegnare" a favore di una soluzione che riconosca il diritto di esistere come Stato anche alla Palestina. 

Questi pagliacci, l'impegno di cui parlano adesso lo avrebbero dovuto mettere in atto anni fa, ma non lo hanno fatto, finanziando invece l'invio di armi allo Stato ebraico, le stesse armi che usa per commettere un genocidio.

Alla fine di ogni guerra ci sarà sempre e comunque una trattativa, alla fine della quale ci sarà sempre la constatazione che la guerra è uno strumento inutile per la risoluzione di una controversia.

Una lezione che nessuno riesce a ricordare, come neppure le responsabilità del conflitto che vengono sempre e comunque rispedite nel campo avverso.

Se i politici europei non fossero dei pagliacci si sarebbero interrogati sul ruolo reale della Nato, si sarebbero interrogati sul supporto dato dagli Stati Uniti all'Ucraina nel 2014, si sarebbero interrogati sul curioso invio di armi a Kiev di cui gli Stati Uniti e la Nato sono stati registi all'inizio dell'invasione russa... facendosi qualche domanda e analizzando le risposte, forse qualcosa di più avrebbero capito sulle conseguenze della guerra e su chi ci avrebbe guadagnato e perso... e, forse, avrebbero anche potuto prendere qualche decisione intelligente. 

Se i pagliacci analizzassero gli errori fatti in passato, forse, sarebbero anche in grado, adesso, di indossare le vesti di politici e prendere delle soluzioni intelligenti, ma così non è.

L'unica cosa che riescono a dire è armarsi e prepararsi alla guerra, perché pagliacci erano e pagliacci rimangono.