Mercoledì si è tenuta la terza giornata della Convention del Partito Democratico che, come da programma, ha avuto come evento clou la nomina ufficiale della senatrice della California Kamala Harris a candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti. 

Ma prima di vedere che cosa ha detto la Harris, è necessario riassumere quello che in precedenza ha detto Barack Obama intervenuto a sostegno del ticket dem.

Barack Obama, parlando in diretta dal Museo della Rivoluzione Americana di Filadelfia, come era prevedibile ha attaccato Donald Trump, le sue scelte politiche ed il modo di ricoprire l'incarico di presidente degli Stati Uniti, descritto come un "reality show".

Per Obama, Trump avrebbe usato l'enorme potere offertogli dal suo incarico non per aiutare le persone, bensì per favorire se stesso e i suoi amici. Con quali risultati? Di aver promosso gli istinti peggiori, di aver danneggiato la reputazione degli Stati Uniti all'estero e di aver messo in pericolo le istituzioni democratiche, minacciate mai come adesso.

E proprio per questi motivi, Obama ha incoraggiato gli elettori a votare il suo ex vicepresidente, Joe Biden, fra 76 giorni, descrivendolo come suo amico, addirittura un fratello. 

Inutile dire che, a stretto giro, è arrivata la replica di Trump, che con una serie di dichiarazioni espresse con il suo linguaggio poco più che elementare, ha detto, sostanzialmente, di essere diventato presidente perché Obama e Biden hanno governato male, facendo scelte stupide, sbagliate e inefficaci.


E adesso veniamo all'intervento della Harris, la prima donna di colore candidata a ricoprire la carica di vicepresidente degli Stati Uniti.

"Siamo a un punto di svolta", ha detto Kamala Harris parlando in diretta dalla sala da ballo di un hotel nella città natale di Biden, Wilmington, nel Delaware. "Il caos perenne ci manda alla deriva. L'incompetenza ci fa intimorire. L'insensibilità ci fa sentire soli. È troppo. Questo è il punto: possiamo pretendere di meglio e meritarci molto di più".

In che modo? Eleggendo un presidente in grado di offrire qualcosa di diverso, qualcosa di meglio e capace di fare quello che è necessario.

Kamala Harris, figlia di immigrati di origine indiana e giamaicana, ha promesso che lei e Biden avrebbero risollevato il Paese dal fallimento di Donald Trump costato a molti i mezzi di sussistenza e, a volte, la vita.

Trump, è stato definito "un presidente che trasforma le nostre tragedie in armi politiche".

Anche in questo caso, è arrivata la replica di Trump che ha ricordato alla Harris come in passato proprio lei avesse criticato le uscite poco felici di Biden su questioni razziali:


Anche se la Harris vuol dare di sé un'immagine di progressista liberal, in qualità di procuratore distrettuale di San Francisco, dal 2004 al 2011, ha sostenuto un programma che prevedeva addirittura il carcere per i genitori di studenti che abbandonavano la scuola per un anno. 

Più o meno la stessa cosa anche in qualità di procuratore generale della California, dal 2011 al 2017, quando ha minacciato i genitori di tutto lo Stato che avrebbero affrontato "tutta la forza e le conseguenze della legge" se i loro figli avessero perso troppi giorni di scuola.

Durante il suo mandato, la Harris si è opposta a un ordine della Corte Suprema che consentiva il rilascio dei condannati dalle carceri sovraffollate dello Stato, sostenendo che il rilascio di troppi prigionieri avrebbe esaurito la manodopera a basso costo garantita dai detenuti nella lotta contro gli incendi... per meno di 2 dollari al giorno.

Infine, in qualità di senatrice della California, dal 2017, la Harris, pur dichiarandosi favorevole al taglio del budget annuale del Pentagono che ammonta a più di 750 miliardi di dollari, a luglio ha votato contro una proposta del senatore del Vermont Bernie Sanders che lo avrebbe ridotto di un magro 10 percento, sostenendo che qualsiasi taglio alla spesa militare avrebbe dovuto essere fatto "strategicamente"!