Gli ingegneri della NASA e quelli della Boeing lo scorso 27 luglio hanno effettuato un nuovo test sul sistema di propulsione della Starliner, navicella della Boeing attraccata da settimane alla Stazione Spaziale Internazionale, dopo il primo volo di test con equipaggio a bordo.

Gli astronauti della NASA Butch Wilmore e Suni Williams erano all'interno della navicella durante il test che ha visto l'accensione, per un breve periodo, di 27 dei 28 getti per verificare le prestazioni dei propulsori e il tasso di perdita di elio, dopo le difficoltà riscontrate il  6 giugno, quando 5 propulsori del modulo di servizio si sono spenti durante l'avvicinamento alla ISS.

I dati dell'ultimo test non hanno però portato risposte alle perplessità dei tecnici di NASA e Boeing e, pertanto, ancora una volta non è arrivato il via libera al ritorno dei due astronauti, praticamente bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Qual è il problema che angoscia gli ingegneri? Non tanto che la perdita di elio possa impedire lo sgancio della Starliner dall'ISS, questo sarebbe comunque garantito, quanto il fatto che possa inficiare parzialmente o del tutto l'utilizzo dei propulsori durante il volo orbitale. 

Con quali conseguenze? Di sicuro la Starliner tornerebbe a terra... il problema è rappresentato dal dove. In base al programma della missione, il punto di atterraggio è previsto nel New Mexico, ma se i propulsori non dovessero funzionare solo parzialmente o addirittura del tutto, allora il punto di atterraggio non sarebbe più controllabile.

Ancora nessuno ha preso una decisione su cosa fare. L'ipotesi che però sta prendendo corpo è che Butch Wilmore e Suni Williams siano costretti a rimanere nello spazio fino a febbraio 2025, quando è previsto un volo della Crew Dragon della concorrente Space X. Invece di 4 astronauti, la NASA ne manderebbe in missione dolo due, permettendo di liberare due posti che al ritorno ospiterebbero i due astronauti che la Boeing non è in grado di riportare a terra.