Nella stragrande maggioranza dei casi i genitori con bambini affetti da ADHD fanno richieste di aiuto presso gli specialisti per ciò che riguarda il rendimento scolastico  e per i loro problemi di condotta legati appunto alla patologia. Molte ricerche si sono interessate in particolar modo anche degli affetti che la stessa sindrome ha sulle dinamiche familiari.

Spesso i genitori affermano che l'adhd indebolisce e complica la loro relazione con i figli e peggiora la loro comunicazione. Questi stessi genitori, in comparazione con quelli di bambini sani, cioè senza ADHD, presentano livelli di ansia più elevati e tendono a mettere in dubbio le proprie capacità di bravi genitori.

Alcuni studi infatti hanno dimostrato che se si mettono a confronto coppie senza figli affetti da ADHD con coppie che hanno almeno un figlio con questo disturbo, la probabilità che queste ultime si separino è quattro volte superiore. Un po' come succede nei casi di coppie con figli Autistici. I genitori di bambini con ADHD presentano più probabilità di sviluppare disturbi psichiatrici, tra i quali la depressione, l'ansia e l'abuso di sostanze stupefacenti.

Questa patologia quindi provoca un peso ed un disagio non solo in chi ne soffre, (il bambino o il ragazzo che ne soffre viene spesso emarginato per il suo comportamento iperattivo ed impulsivo fastidioso), ma anche nella sua famiglia. Per queste ovvie ragioni se gli ambiti sociali dove maggiormente il ragazzo con ADHD non viene capito e  né compreso è opportuno, se non indispensabile, non fargli mancare mai l'affetto dei propri genitori. Vincolare le loro premure ed il loro affetto al disagio comportamentale dei figli con disturbo da deficit di attenzione e di iperattività potrebbe mettere a rischio la loro autostima, il loro umore e la loro personalità.

I genitori dunque devono ostentare uno "sguardo incondizionato", cioè assumere un atteggiamento di sostegno morale attraverso il quale sappiano accompagnare il proprio figlio con ADHD nella crescita e nella formazione psichica. Non devono giudicarli, ma renderli invece responsabili delle loro azioni. Non si amano i figli in funzione del loro comportamento, dei loro voti a scuola, della loro personalità e del loro successo; si amano in modo incondizionato senza volere niente in cambio.