In questi giorni abbiamo assistito al ultimo talk pieno di odio avvenuto sui social, contro la giornalista e scrittrice Francesca Barra compagna dell'attore Claudio Santamaria.

Insulti e minacce su Facebook, Twitter e Instagram, “Non parlerò mai più di violenza sulle donne. Mai più fino a quando tizi come questi non saranno arrestati. Altrimenti le mie saranno solo parole”, scrive con sgomento la Barra sui propri account social, pubblicando le immagini delle terribili offese (“Tr**a, Dio punisca te e i tuoi figli”, “una morte lenta e atroce”) a lei indirizzate da una massa sempre più incosciente.

Al triste teatrino ha partecipato anche un funzionario della Regione Basilicata, che si è spinto anche più in là mettendo in dubbio la paternità della terza figlia della Barra.

Queste campagne denigratorie, avvengono sui social tutti i giorni, i social sono diventate delle Agorà, degli spazi pubblici dove gli utenti pensano, che offendere, minacciare, perseguitare qualcuno, fosse consentito e si sentono esenti da responsabilità morali e giuriche.

Ma non è così, perché il web è regolamentato da leggi e questi personaggi vanno puniti. Spesso ci si rivolge agli investigatori che svolgono indagini informatiche sui dispositivi digitali con software e sistemi di ultima generazione. Si può risalire con certezza assoluta a qualsiasi attività cancellata e altre attività effettuate su PC, Tablet e Smartphone.

Le prove finali sono utilizzabili in sede civile e penale. Denunciare per non snaturare la Libertà della rete.

 

Pubblicato da gianlucasantoni ivestigazioni