Il tema sarebbe molto tecnico, ma possiamo arrivare a conclusioni più vicine possibili a quelle esperte affidandoci semplicemente alla ragione. Occorre solo una solida cultura di base che ci consenta di avere dei punti fermi, mentre il resto può essere acquisito con brevissime ricerche dei pochi dati che servono al nostro ragionamento.

Non deve risultare complesso. La strada pian piano deve aprirsi mostrando la direzione del nostro “ago della verità”, e deve essere quella più semplice. Come nel metodo scientifico: la soluzione più semplice tende a essere quella più corretta.

Se riduciamo la questione all'essenziale, potremmo liquidarla affidandoci al parere mainstream. Dovremmo dare esclusivo credito alla Comunità Scientifica, la quale ritiene che il “riscaldamento antropogenico”, e cioè quello che causa direttamente l'uomo con le sue immissioni in atmosfera, sia il primario responsabile del riscaldamento globale e dunque dei cambiamenti climatici. Lo faremmo sapendo come funziona la scienza, e dunque immaginando una scrivania con una pila considerevole di studi e ricerche - plurirevisionate - da una parte (la Comunità Scientifica), e un mazzetto appena di altri studi e ricerche - poco, o per nulla, revisionate - dall'altro parte (la Scienza di Confine).

Ma noi non vogliamo essere così drastici, e preferiamo ragionarci un po' su. Sempre con un basso profilo e complicanze minime.

Sappiamo che esiste la cosiddetta “Scienza di Confine”, che gli inglesi chiamano “Fringe Scienze”, ed è un bene perché tiene ben sveglia il resto della comunità. Si parla, ad esempio, di scienziati del calibro di Zichichi, che sarebbe stato addirittura oscurato mediaticamente; come dei prof. Battaglia e Scafetta, che talvolta si incrociano in qualche trasmissione televisiva a litigare contro la versione della scienza ufficiale.

Questi bastian contrari hanno veramente torto? Non del tutto.
La loro premessa è assolutamente vera. E' nelle conclusioni che probabilmente risultano fallaci, e vedremo perché. Forse i loro argomenti sono confezionati per cercare popolarità, ribalta, oppure sono “genuinamente” convinti di ipotesi plausibili ma non riscontrabili. E qui affrontiamo solo quest'ultima ipotesi di buona fede.

E' verissimo, infatti, che il sole e le attività della natura (eruzioni vulcaniche, ad esempio) avrebbero determinato catastrofi immani nel passato del nostro pianeta. Il riscaldamento globale che avrebbero ingenerato è stato formidabile, e nemmeno paragonabile a quello indotto oggi dall'uomo.
Ma il fatto che la natura abbia avuto i suoi cicli nefasti, perché dovrebbe invalidare - oggi - la tesi scientifica che centinaia di scienziati hanno messo nero su bianco sui rapporti climatici IPCC?

Infatti, non c'è ragione.
Oggi c'è l'uomo, con le sue tecnologie e prodotti, la cui attività - come fece quella della natura - sta incidendo sul pianeta. Per fare un esempio: se un tipo di gas come quello usato per la refrigerazione è sperimentalmente accertato come dannoso per l'ozono, non si può dire: «non è vero!». E nemmeno si può dire che la sua incidenza è trascurabile, se mancano calcoli e osservazioni a confutazione di quelli esistenti. Perché sarebbero solo parole: pura speculazione.

Quindi che l'uomo oggi faccia attività dannose per il pianeta non è possibile negarlo.

I pochi studiosi scettici non negano, infatti, che le odierne attività umane possano danneggiare la nostra atmosfera. Loro, però, dicono che queste attività non sono tali da incidere realmente, basando questa loro congettura (si ripete: priva di calcoli e osservazioni) esclusivamente sul fatto (vero) che la natura in passato ha causato danni peggiori.

Non basta una premessa vera a dare ragione a queste congetture, dando al contempo torto al resto del mondo scientifico e a dati sperimentali precisi! Questo è il punto.

Per dare un valore alle congetture (e non alla premessa vera) bisognerebbe calcolare l'eventuale probabilità che oggi il pianeta sia preda di uno di quei nefasti cicli della natura, e che dunque la concomitante attività dannosa dell'uomo sia solo una coincidenza irrilevante.
Purtroppo non è possibile fornire tali stime, poiché l'uomo ha messo a punto i propri sistemi di analisi e rilevazione da poco meno di un secolo. Prima non esistevano strumenti così avanzati, e quindi non si è potuto raccogliere dati pregevoli per saggiare come si fossero sviluppati certi fenomeni del passato. Si può ipotizzare, con ragionevole certezza - studi geologici, ad esempio - ma manca comunque il “peso specifico” di questi eventi.

Insomma, prevedere con esattezza un ciclo della natura è più o meno difficile quanto quello di prevedere i terremoti!

Con gli attuali sistemi e conoscenze maturate nei secoli, e i dati più precisi e granulari del presente, la scienza può solo ipotizzare il contrario, ossia che NON ci troviamo nell'imminenza di un ciclo naturale particolare, come quello che prima o poi dovrebbe avvenire (la famosa inversione dei poli, per dirne una).
In altre parole: sotto il profilo della natura ci troviamo in un ciclo abbastanza tranquillo. Quindi come si spiegherebbe il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici odierni?

Da una parte abbiamo osservazioni e dati freschi e pregevoli comparabili con le varie ere geologiche, dall'altra non abbiamo nulla. Solo quella congettura che parte da una cosa vera (i cicli della natura) per poi negare senza alcuna ragione tutti i dati sperimentali e osservabili nel presente, e finire per ipotizzare che ci troviamo in uno di quei funesti cicli della natura. Senza, ovviamente, presentare e spiegare secondo quali dati siamo capitati in questa sventura.

Non è logico. E soprattutto: NON E' SCIENZA!

In breve abbiamo tracciato il versante su cui è più probabile che penda il nostro “ago della verità”. Non siamo esperti, e sarebbe difficile interpretare studi e dati che richiedono conoscenze molto specifiche, ma usando la testa possiamo fare anche noi l'ipotesi più ragionevole su chi ha torto o ragione, e senza aderire acriticamente al pensiero mainstream della scienza.

Possiamo fare lo stesso in qualsiasi altro ambito specialistico.



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: Tumisu da Pixabay