Come anche ricordato ieri su questo sito, la Pubblica Amministrazione dell'Italia non è così virtuosa, non solo in merito ai servizi che offre, ma anche in relazione ai pagamenti nei confronti dei propri fornitori.

Il problema, nel recente passato, è stato affrontato e solo parzialmente risolto, tanto che adesso il debito della PA nei confronti delle aziende creditrici è passato da circa 100 miliardi di euro a circa 50 miliardi di euro.

Come risolvere il problema?

Uno dei "guru" dell'economia targata Lega, il deputato Claudio Borghi Aquilini, ha proposto di utilizzare il debito pubblico, una "risorsa" che in Italia abbonda.

In che modo?

Creando dei titoli di Stato di piccolo taglio, definiti minibot. In pratica, degli assegni postdatati con valore di 5, 10, 20, 50, 100, 200, ecc. euro.

E se un'azienda dovesse essere "pagata" in tal modo che cosa farebbe dopo? Un'ipotesi di minima sarebbe quella di pagarci le imposte dovute allo Stato, creando un circolo vizioso che non farebbe altro che aumentare il debito pubblico.

Altra ipotesi per un'azienda sarebbe quella di utilizzare i minibot per trasformarli in denaro, a meno che questi non venissero già immediatamente accettati da altre aziende come se fossero denaro.

In caso lo scambio diretto non fosse possibile, i minibot verrebbero scontati in banca, pagando un certo interesse. Alle banche non è consentito scontarli? E allora verrebbero scontati da altri "soggetti" ad interessi maggiorati.

In pratica, come dimostrano gli esempi sopra riportati, i minibot finirebbero per diventare una valuta parallela a quella già esistente, l'euro.

Possibile? No.

Ce lo vietano i patti che l'Italia ha sottoscritto per far parte dell'Eurozona. Lo ha ricordato pure il presidente della Bce, Mario Draghi, che lapidario ha sentenziato: «I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale».

A far da supporto a Draghi si sono poi aggiunti i giovani confindustriali che hanno definito i minibot come "soldi dei monopoli".

E allora i minibot sono da considerarsi archiviati?

Per nulla. Nel dibattito interviene il braccio destro (e sinistro) di Salvini, il sottosegretario Giorgetti, che dichiara: «Tutte le soluzioni nuove sono contestate. Non dico che i minibot siano la Bibbia, ma sono una proposta per accelerare i pagamenti, una delle possibilità, una delle soluzioni... ma la strada maestra è quella della crescita».

Più esplicito - perché tanto spiegazioni non le dà e se gli vengono richieste lui parla d'altro - è lo stesso Salvini. Queste le sue parole sul tema minibot, riportate dall'Ansa: «Spero che le agenzie di rating ci permettano di dare da mangiare agli italiani.

Le monete alternative le usiamo al Monopoli. Però qua c'è emergenza di pagare i debiti della pubblica amministrazione nei confronti di famiglie e imprenditori. Sono decine di miliardi di euro che già sono debito dello Stato, quindi in che forma restituirli è tutto da valutare e ci stiamo ragionando. A me piace quello che piace agli italiani».

E allora via con i minibot?

In questo guazzabuglio - non è il primo e non sarà neppure l'ultimo - di dichiarazioni è intervenuto per ultimo il ministro dell'Economia Giovanni Tria che sabato, mentre si trova in Giappone per il "G20 finanziario", ha ricordato - in linea con quanto già detto da Draghi - che i minibot in relazione al debito non sarebbero di utilità e come valuta sarebbero illegali.

Ma è possibile che i leghisti desisteranno dalla loro iniziativa? Probabilmente no, ma allora dovrebbero dire chiaramente che è loro intenzione uscire dall'euro.