Questo l'intervento tenuto da Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, nell'incontro di ieri, che ha avuto luogo nella Sala della Regina a Montecitorio, primo appuntamento pubblico del Comitato per il no al referendum confermativo della riforma costituzionale disegnata dal ministro Maria Elena Boschi. Tra gli spunti segnalati da Zagrebelsky, oltre agli argomenti tecnici della riforma in sé, vanno ricordati quelli in cui sottolinea che, secondo il pensiero corrente, la virtuosità di un paese in genere, e dell'Italia in particolare, è dettata da sviluppo, competitività, innovazione che possono affermarsi solo in contrasto con la diminuzione dei diritti, soprattutto per i più deboli, e la spremitura delle risorse naturali. Ce lo chiede l'Europa in sintonia con quanto chiedono anche le multinazionali e la finanza. Arcinoto è il documento della banca d'affari J.P. Morgan che auspica in Europa una riduzione delle garanzie democratiche assegnate dalle Costituzioni nate dopo la sconfitta del nazifascismo. Con queste premesse va analizzata la riforma costituzionale che, in realtà, è un riforma esecutiva, che toglie spazio e potere al bilanciamento dei poteri assegnandoli nelle mani di un governo, e di una persona, che potrà per proprio conto decidere il destino di una nazione.