Qualcuno dei più maturi fra noi ricorda Angelo Izzo? Nel 1975, assieme a due complici, sequestrò, torturò, violentò e uccise due ragazze in una villa del Circeo. Fu condannato all’ergastolo. Dopo un paio di tentativi di evasione falliti, riuscì a scappare in Francia, dove fu nuovamente catturato. Nel 2004 ottenne la semilibertà e un lavoro all’esterno del carcere. Nel 2005 ne approfittò per ammazzare una donna e la figlia adolescente. Izzo, abile manipolatore, aveva convinto i giudici di essere tornato sulla retta via.
Maurizio Minghella, serial killer colpevole di più di 10 omicidi, viene condannato all’ergastolo. Anche lui ottiene il regime di semilibertà e, tra il 1997 e il 2001, uccide altre cinque donne.
Donato Bilancia, 17 omicidi fra il 1997 e il 1998, ha avuto il buon gusto di morire in prigione.
Casi limite, naturalmente, che tuttavia esistono, assieme all’attività di assassini meno famosi. Inoltre, è ormai risaputo come i boss della malavita organizzata abbiano spesso continuato a gestire dal carcere i loro “affari”.
Mettere in condizione questi pericolosi personaggi di non nuocere più non mi pare un’idea da condannare a priori. Oggi come oggi, il garantismo dell’apparato giudiziario italiano non assicura l’incolumità del cittadino. Il regime di semilibertà, i vari permessi, arresti domiciliari ecc. dovrebbero essere concessi solo ed esclusivamente a chi si macchia di reati minori, ai cosiddetti ladri di polli, per intenderci. E magari distribuiti con parsimonia anche a loro. Un percorso di recupero sociale può essere attuato solo su soggetti realmente recuperabili e dovrebbe svolgersi in strutture apposite, che permettano ai detenuti di imparare un lavoro ed istruirsi.
Ora, per come stanno le cose, basta che un individuo realmente pericoloso riesca a far credere di essersi redento per poter tornare a circolare liberamente. L’ergastolo è diventato solo una parola. Allora, forse, si potrebbe ripensare una pena capitale mirata che interessi esclusivamente i colpevoli di due ben precisi reati: associazione per delinquere ed omicidio premeditato. Va da sè che tra chi premedita l’omicidio verranno anche inclusi i rari (ma non rarissimi) serial killer.
Brutto da dire, ma potrebbe costituire una possibilità di arginare molte piaghe sociali.