Mi batto da più di 30 anni in difesa dei diritti civili di chi si professa omosessuale. Fin dagli anni in cui la Società Internazionale degli Psichiatri annoverava ancora l'omosessualità tra le malattie mentali, fin da quando nei primi anni '80 in collaborazione con il Fuori denunciammo l'alto numero dei suicidi correlato a quella orrenda discriminazione sociale e culturale (erano gli anni della terribile diffusione di Hiv). Nonostante l'assoluta necessità di provvedere a colmare questo grave vuoto legislativo però, nel dibattito riguardo ai - per me sacrosanti - diritti civili cui tutti i cittadini dovrebbero godere senza discriminazione sessuale o di reddito, si è voluto "infilare" una questione che non riguarda soltanto gli adulti, ma anche e soprattutto i bambini.
Ora vi chiedo: se, chiunque sia la persona che dovrà rispondere o la coppia di persone che si deve porre questo compito non può indicare una persona, ma soltanto un organo di una donna o una fialetta congelata che contiene sperma umano (il tutto ovviamente comprato), quale sarà la reazione emotiva di quel bambino/bambina? C'è qualcuno che se lo augurerebbe per se stesso? La mia esperienza professionale mi dice che questa risposta costituisce un evento dalle ripercussioni psicologiche difficilmente prevedibili, in quanto sul contenuto di questa risposta si basa la costruzione dell'identità di ognuno di noi.