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Di Maio apre al Partito Democratico, ma non chiude alla Lega. Il PD non cambia linea

Dopo l'intervista a Repubblica in cui Di Maio si rivolgeva al Pd auspicando di mettere da parte le dispute per parlare della possibilità di formare assieme un governo, utilizzando l'espressione sotterriamo l'ascia di guerra, il Pd ha replicato mostrando, al di là delle dichiarazioni di facciata su unità e compattezza, che il partito è ancora diviso.

Ecco la risposta a Di Maio da parte di due renziani doc.

Matteo Orfini: «Siamo alternativi al M5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare.»

Andrea Marcucci: «Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti. In prima battuta per lui, per le sue patetiche giravolte. Un leader politico che vuole fare un governo indifferentemente con il Pd o con la Lega, come se fossero la stessa cosa. L’esponente di una forza politica che ha trattato il Parlamento come una piattaforma della Casaleggio associati, escludendo la minoranza dalle funzioni di controllo. E ancora che cosa vuole fare Di Maio al governo? Vuole l’obbligatorietà dei vaccini o pensa di abolirli? Vuole il reddito di cittadinanza o pensa di aumentare i fondi per il reddito di inclusione? Pensa che gli elettori del Pd siano tutti mafiosi o ha rispetto per le tradizioni delle altre forze politiche?
In ogni caso il sostegno ad un suo eventuale governo sta solo nella testa di chi inventa retroscena per un quotidiano romano. Non appoggeremo mai un governo del M5S. Le parole e le battaglie politiche per noi sono importanti. La coerenza è un valore.»

Significativa invece la dichiarazione di Dario Franceschini che, pur non potendo esser definito renziano, rispetto a quanto fatto da altri, aveva sempre seguito la linea del segretario uscente: «Di fronte alle novità politica dell’intervista di Di Maio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo.»

Quindi, da parte sua, se non un'apertura, perlomeno la possibilità di valutare una risposta unitaria, dopo che questa sia almeno stata meditata da tutto il partito. L'esatto contrario di quanto accaduto.

Il segretario reggente Maurizio Martina ha poi ricordato la linea annunciata finora: «L'autocritica nei toni è apprezzabile, l'ambiguità politica rimane però evidente. Noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti e sui contenuti abbiamo presentato anche al Quirinale il nostro percorso e la nostra agenda fondamentale per il Paese.
Noi ripartiamo dai temi sociali, dall'occupazione, dal lavoro dalle grandi questioni europee, da temi delicati come il governo dei fenomeni migratori. Da questo punto di vista non vedo grandi novità.
Quel che è certo è che centrodestra e M5s devono dire chiaramente cosa intendono fare. Il tempo dell'ambiguità è finito.»

Un'ambiguità, quella imputata ai 5 Stelle, che non è però inferiore a quella dello stesso Partito Democratico!

Ma va detto che anche Matteo Salvini, che seppur indirettamente non poteva non essere interessato alla questione, ha pensato bene di dire la sua ricorrendo all'immancabile stile che lo contraddistingue: «Governo Di Maio-Renzi, governo 5Stelle-Pd? Mamma mia...
Sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo Paese, con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti.
Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all’Italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravinciamo.
Buona giornata Amici, contate su di me, io conto su di voi.»

Forse, da parte del leader leghista vi era delusione perché pensava che i 5 Stelle avessero virato verso tutt'altri lidi. Ma le parole pronunciate da Di Maio nel pomeriggio dovrebbero averlo tranquillizzato: «Stiamo lavorando per creare una maggioranza di Governo che metta al centro le soluzioni ai problemi dei cittadini, intorno ad un contratto di Governo sul modello tedesco che, come ho detto al Quirinale, si potrà sottoscrivere o con la Lega o con il Pd.

Noi siamo pronti a discuterne e vediamo che negli altri schieramenti ci sono delle evoluzioni a cui guardiamo.

Registro come un passo in avanti le parole del segretario del Pd Martina. D'altro canto Salvini sa che, al Quirinale, sia che vai con il 17% sia che vai con il 37% , in ogni caso non fa il 51% e quindi non crei una maggioranza.

Aspetto queste evoluzioni nei due schieramenti, consapevole che l'obbiettivo è dare un governo di cambiamento al Paese.»

Quindi, ad oggi, nessuna reale novità rispetto a ieri... ma ci sono ancora diversi giorni prima dell'inizio del prossimo giro di consultazioni.

Autore Gino Tarocci
Categoria Politica
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