Siamo un paese che non decide, che non risolve, che non programma, che non costruisce. Siamo un paese fermo. Siamo un paese in perenne campagna elettorale, prima le elezioni politiche, poi le regionali, le comunali e le europee, per ritornare al punto di partenza come nel gioco dell’oca. Siamo un paese che invece di concentrarsi sulle problematiche interne, si perde in quelle internazionali dove contiamo meno di zero.
Temi come la guerra in Ucraina e nella striscia di Gaza di estrema rilevanza, per carità di Dio, sono temi che vanno certamente discussi e analizzati, ma nel giusto contesto, anche perché la voce dell’Italietta nel ‘mondo che conta’ è talmente debole che nessuno l’ascolta.
Invece la nostra politica strumentalizza certe problematiche per perdersi in mille rivoli, in esacerbanti discussione e stucchevoli dibattiti ideologici, pur di non affrontare le questioni endemiche del paese, i problemi concreti della gente nel merito dei quali avrebbe gli strumenti per intervenire.
Eppure l’Italietta – nonostante loro – cerca di tirare a campare, per quel poco che può, facendo leva unicamente su quei soliti fessi che pagano le tasse anche per chi le evade impunemente, e su quello stesso numero di gente onesta e per bene che svolge ancora con coscienza il proprio dovere.
Ma il paese, i cittadini, le famiglie, i bambini, gli anziani, i malati, i lavoratori e i pensionati, chiedono alla politica interventi risolutivi su sanità e scuola pubblica, che non sono più in grado di offrire le garanzie di un tempo, su stipendi e pensioni che andrebbero adeguati al caro vita, ma che invece restano ancorati all’infausto passaggio dalla lira all’euro che ne ha di fatto dimezzato il potere d’acquisto, su trasporti pubblici efficienti e funzionali, che invece costringono all’utilizzo smodato delle auto private con tutto ciò che ne consegue in termini di traffico e inquinamento, sulla giustizia che garantisca processi giusti e rapidi, quando invece ad arrivare a sentenza sono gli eredi delle vittime, su strade, marciapiedi e verde pubblico da manutenere, che invece sono abbandonati al degrado e all’incuria, ecc, ecc.
Risultato? I cittadini si allontano sempre di più dalla politica, tant’è che il 50 per cento degli aventi diritto non va più a votare, e i politici si tengono a debita distanza dal dare soluzioni agli italiani che invece li pagano proprio per risolvere i loro problemi e migliorarne le condizioni di vita.
Insomma, l’Italia chiede fatti concreti e invece la politica gli gira le spalle senza risolvere mai nulla.
Parlano, parlano, parlano… si presentano ad ogni elezione promettendo mari e monti, ma poi tutto resta come prima, se non peggio!
Cambiano le alleanze di governo, cambiano premier, ministri, governatori, sindaci e assessori, ma poi per i cittadini non cambiano le file d’attesa per una visita specialistica, le strade sporche e dissestate, un lavoro sottopagato ed una pensione che si allontana sempre di più.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” è la famosissima frase pronunciata da Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina nel celebre romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.