I metal detector di Netanyahu ennesima provocazione per i palestinesi che adesso minacciano una nuova Intifada
La scorsa settimana un attentato avvenuto ad uno degli accessi alla spianata delle moschee è costato la vita a due poliziotti israeliani. Come conseguenza, l'accesso al luogo sacro e alla città vecchia è stato limitato ai palestinesi tramite metal detector, ad esclusione di donne e uomini sopra i 50 anni di età.
La decisione voluta dallo stesso Netanyahu è stata considerata una provocazione dai palestinesi islamici che nei giorni scorsi si sono radunati a pregare nelle strade circostanti il luogo sacro, evitando di entrarvi proprio per protestare contro le misure di sicurezza imposte per accedervi.
Oltre a questo nei giorni scorsi ci sono stati scontri con lanci di pietre da un parte e granate stordenti dall'altra. Per la giornata di preghiera del venerdì, dopo che da parte di alcune delle fazioni palestinesi è stata indetta giovedì una giornata di protesta contro le recenti misure imposte dal governo israeliano, si teme l'esplosione di ulteriori incidenti ed una escalation delle violenze che possa portare ad una nuova ennesima Intifada, anche se è da capire se quelle precedenti si siano mai realmente concluse.
Abu Mazen, per tale motivo, ha interrotto la visita ufficiale in Cina per seguire da vicino questa ennesima crisi.
Mentre anche i servizi israeliani avrebbero suggerito la rimozione dei metal detector, di tutt'altro avviso la destra ultra di Naftali Bennett che vedrebbe come una resa e un grave problema alla sicurezza di Israele la loro rimozione.
Inutile ormai parlare di ulteriore provocazione di Israele in relazione ad una situazione dove provocazioni e ingiustizie sono giustificate da ordine e sicurezza che, a sua volta, fa però riferimento ad una situazione che, normalmente, la comunità internazionale punirebbe con condanne e sanzioni... se non riguadasse Israele.
È inutile ripeterlo che la la sitazione in medioriente è vista dagli israeliani come uno status quo acquisito e, da parte loro, non vi è alcun interesse concreto e reale per avviare un piano di pace serio che possa garantire uno Stato ed il diritto ad una vita anche al popolo palestinese, che sarebbe non una pretesda fuori luogo dopo 70 anni di ingiustizie ed umiliazioni.