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Renzi ha detto che non gli conveniva sfiduciare Bonafede: il Conte bis è salvo... per ora!

Al termine dell'esame delle mozioni di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della giustizia Bonafede, sono state respinte la mozione n. 235, presentata dai sen. Romeo (L-SP), Ciriani (FdI) e Bernini (FI), con 160 voti contrari, 131 voti favorevoli e un'astensione, e la mozione n. 230, presentata dalla sen. Bonino (Misto) e altri, con 158 voti contrari, 124 voti favorevoli e 19 astensioni.

Il sen. Pepe (L-SP), illustrando la mozione n. 230, presentata dai Gruppi di opposizione, ha chiesto le dimissioni del Ministro che ha nominato capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una persona priva di competenze in materia penitenziaria e antimafia; ha svuotato la direzione generale degli affari penali accorpandola con quella degli affari civili; non ha fatto fronte alle rivolte nelle carceri italiane, in cui si sospetta la regia della criminalità; ha aperto a interventi normativi che accolgono le richieste dei rivoltosi; ha scaricato sulla magistratura di sorveglianza la responsabilità della scarcerazione di pericolosi mafiosi; non ha protetto polizia penitenziaria, visitatori, detenuti e avvocati penalisti nell'emergenza epidemiologica; ha adottato provvedimenti al limite della costituzionalità.

La sen. Bonino (Misto), illustrando la mozione n. 235, ha ricordato che la giustizia è una garanzia per tutti, non un mezzo di moralizzazione civile o di lotta politica. Ha quindi chiesto le dimissioni del Ministro non già per la scarcerazione di tre mafiosi ultraottantenni e di 120 persone che attendono ancora il giudizio di primo grado o non hanno avuto condanna definitiva, bensì per la cultura del sospetto, per il populismo penale e penitenziario, l'ampliamento a dismisura delle intercettazioni.

In risposta a quanto detto durante la discussione generale, il Ministro della giustizia Bonafede ha quindi ricordato che la nomina del vertice del DAP è stata oggetto di informativa alle Camere; ha ribadito di non aver subito condizionamenti nelle scelte discrezionali e di aver ipotizzato per il dottor Di Matteo un ruolo più specifico, analogo a quello di Falcone, presso il Ministero. Ha ricordato i provvedimenti adottati per contrastare la corruzione e la criminalità, la realizzazione di quattro nuovi padiglioni per 800 posti, l'assunzione di mille agenti di polizia penitenziaria, l'istituzione dell'ufficio per il lavoro in carcere. La riduzione del rischio di contagio nelle carceri non è un'illazione ma un dato obiettivo, segnalato dalle autorità sanitarie competenti e preso in considerazione da tutti i Paesi colpiti dall'epidemia. La riduzione della popolazione carceraria è conseguenza di leggi già vigenti, la maggioranza ha semplificato le procedure e ha imposto l'uso del braccialetto elettronico. Il Ministro ha giudicato infondate le accuse delle opposizioni in tema di scarcerazioni: il decreto Cura Italia esclude esplicitamente i mafiosi dai benefici penitenziari e gli arresti domiciliari per motivi di salute sono previsti dal codice del 1930 e da una legge del 1975. Sul tema della prescrizione, il Ministro ha evidenziato la necessità di approfondire gli effetti della riforma del processo penale e ha richiamato il principio di leale collaborazione fra forze di Governo.


Quello sopra riportato è il comunicato di seduta pubblicato dal Senato per riassumere quanto accaduto in Aula mercoledì mattina. Riassumendo, Alfonso Bonafede non è stato sfiduciato e il Governo continuerà il suo lavoro. Che l'esito del voto non fosse scontato lo testimonia la presenza in Aula del premier Conte. Ago della bilancia, i 17 senatori di Italia Viva che, però, hanno votato contro le mozioni di sfiducia. 

Ad annunciarlo lo stesso proprietario di Italia Viva, Matteo Renzi, che nella dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario alle mozioni di sfiducia, riconoscendo però che entrambe non erano strumentali e ponevano questioni reali. Insomma, Renzi ha praticamente detto a Bonafede di dargli la fiducia solo perché non poteva farne a meno, per evitare la crisi del Governo.

Mandare a casa Conte rimane comunque l'obiettivo principale di Renzi. Che oggi non lo abbia potuto fare è dovuto al fatto che non aveva garanzie certe per il dopo... con il 3% di consensi nei sondaggi (ma solo quando gli dice bene), Renzi sa benissimo di non poter andare, in questo momento, alle urne.

Quindi, nella dichiarazione di voto, il senatore fiorentino ha fatto un elenco delle ragioni per cui avrebbe sinceramente, e con piena soddisfazione, voluto sfiduciare Bonafede, confessando però di non poterlo fare... in questo momento. Di seguito ne riportiamo alcuni passaggi: «... se votassimo oggi secondo il metodo che ella, signor Ministro della giustizia, ha utilizzato nella sua esperienza parlamentare, nei confronti dei membri dei nostri Governi, lei oggi dovrebbe andare a casa: Angelino Alfano, Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Maurizio Lupi, Luca Lotti, Claudio De Vincenti. Ma noi non siamo come voi.Signor Ministro, mi auguro che questa vicenda che l'ha colpita - e sulla quale non ho dubbi, anche per conoscenza personale, nel dire che lei tutto è, tranne che una persona avvicinabile dalla mafia - la possa far riflettere, innanzitutto dal punto di vista personale e possa far riflettere i colleghi del MoVimento 5 Stelle. ... Siccome partiamo dalla politica, nell'annunciare che voteremo contro le mozioni di sfiducia, riconosciamo al centrodestra e alla senatrice Bonino di aver posto dei temi veri. Occorre, anche in momenti di difficoltà, riconoscersi reciprocamente e dire che le vostre mozioni non erano strumentali e lo dico, dicendovi che non le voteremo. Non le voteremo per motivi politici, in primis per ciò che ha detto il signor Presidente del Consiglio.Il Presidente del Consiglio dei ministri ha detto con chiarezza che, ove vi fosse stato un voto, di una parte della maggioranza, contrario all'operato del Ministro o favorevole alla mozione di sfiducia, egli ne avrebbe tratto le conseguenze politiche. ... Noi dobbiamo essere conseguente con lei e dirle, signor Presidente del Consiglio, che se il Ministro della Giustizia ci avesse ascoltato, nel mese di febbraio 2020, sul Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), ciò che è accaduto sulle scarcerazioni non sarebbe avvenuto. ... Non si fa politica con un risentimento personale. Non si fa politica pensando di affermare una legge del taglione, dell'occhio per occhio, dente per dente. I ragazzi che ci seguono e che seguono questo dibattito sappiano, signor Ministro della giustizia, che certe sue espressioni sul giustizialismo sono espressioni che ci hanno fatto male. Lei, nel gennaio 2016, in un'intervista ad Annalisa Cuzzocrea, diceva che, se c'è un sospetto, anche chi è pulito si deve dimettere. No, signor Ministro. Se c'è un sospetto, chi è pulito non si deve dimettere. Bisogna rifiutare la cultura del sospetto, quella che faceva dire a Giovanni Falcone che la cultura del sospetto non è l'anticamera della verità: la cultura del sospetto è l'anticamera del khomeinismo. Questo diceva Giovanni Falcone nel 1991. ... Signor Ministro, sulla questione delle scarcerazioni c'è stata troppa superficialità da parte del DAP. Signor Ministro, sulla questione della prescrizione, del processo penale, del processo civile, c'è ancora molto da fare.Signor Ministro, faccia il Ministro della giustizia, non il Ministro dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al suo fianco».

Da aggiungere, infine, che i 17 voti dei senatori renziani, come dimostrano i risultati riportati ad inizio articolo, sono stati decisivi per la tenuta del Governo. Renzi, pertanto, continuerà così a svolgere la funzione di partito di opposizione all'interno della maggioranza di cui fa parte, una moda ormai consueta in questa legislatura.

Autore Egidio Marinozzi
Categoria Politica
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