Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.


Professore, c’è connessione tra mafie e corruzione?
Per la mia esperienza di ricerca e di studio direi assolutamente sì. Oggi è un binomio quasi indissolubile e necessariamente bilaterale. Sempre più di frequente dove c’è corruzione c’è mafia e viceversa.

Abbiamo gli strumenti idonei per combattere questo binomio di cui ci ha appena parlato? In Italia rispetto al passato si è fatto qualche piccolissimo passo in avanti. Io sono tra gli studiosi che ritengono che gli attuali strumenti necessitino di essere migliorati. C’è bisogno di un intervento legislativo e non solo a livello nazionale ma soprattutto europeo.

L’articolo 416 ter sullo scambio elettorale politico mafioso sta funzionando?Guardi se devo essere obiettivo lo avrei scritto un pochino meglio, tuttavia, devo riconoscere che serviva e non poco una norma incriminatrice sul voto di scambio politico mafioso. Era necessario far fronte al fenomeno del c.d. voto di scambio per  recidere i legami che si instaurano tra organizzazioni mafiose e classe politica. Le nuove mafie operano spesso come “collettori di voti” a favore dei candidati con cui sussiste l’accordo, con l’intesa che l’esponente politico favorito nella competizione elettorale, una volta eletto, sarà persona di riferimento degli interessi mafiosi.

Il 416 ter quindi secondo lei reciderà i legami politico mafiosi?Guardi su questo aspetto io la penso esattamente come Paolo Borsellino. È la politica in primis a dover fare pulizia di coloro che sono raggiunti da collusioni mafiose, anche se non costituiscono reato. Non si può delegare tutto al diritto penale anche perché solo con la criminalizzazione delle condotte non si risolveranno mai questioni che hanno anche una valenza politica ed etica.

La corruzione è quindi un modus operandi della mafia, è davvero così?Le nuove mafie hanno ormai incluso nel metodo mafioso la corruzione sostituendola dove sia possibile alla violenza e alla intimidazione. Le infiltrazioni mafiose in specie nel mondo delle sovvenzioni e degli appalti pubblici avvengono soprattutto attraverso fenomeni corruttivi che non sono solo quelli di pagare la tangente, che ormai è una modalità di corruzione superata da nuove modalità. I meccanismi di corruzione oggi sono notevolmente cambiati: si va dalle consulenze alle false fatturazioni, dai favori clientelari all’inserimento in lobby più o meno affaristiche.

Le mafie ormai sono fenomeni transnazionali di conseguenza anche i sistemi di corruzione a loro connesse lo sono? Le nuove mafie sono ormai tutte transnazionali per cui anche il tema della corruzione è uno dei problemi che va affrontato a livello globale soprattutto per le ricadute sul piano giuridico ed economico. Se le mafie si aggiudicano un appalto corrompendo ad esempio politici e funzionari in Romania mi sembra ovvio e logico punire i colpevoli di entrambe le Nazioni. Il problema da risolvere riguarda proprio il fatto che spesso non si punisce né il mafioso italiano tantomeno il corrotto romeno. Se l’Italia procede, come è giusto che sia, sarebbe corretto che procedessero anche gli altri Paesi coinvolti per evitare che le mafie approfittino di questo tipo di lacuna legislativa.  Mi sembra sufficientemente chiaro che la lotta alle nuove mafie solo sul piano nazionale non ha alcun senso e quindi bisognerebbe creare strategie di lotta transnazionali. Questo è sicuramente un tema da affrontare a livello europeo ed  internazionale. Combattere la corruzione, per combattere la mafia e viceversa, questa sarà la scommessa del prossimo futuro per la politica nazionale ed europea.