Renzi, in affanno, annuncia licenziamenti nella pubblica amministrazione
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«Mercoledì sera, dopo il voto sulle riforme costituzionali al Senato, il Consiglio dei Ministri si riunirà in notturna per discutere di pubblica amministrazione. Tra i principi che giudico più interessanti, il licenziamento immediato di chi viene scoperto a timbrare il cartellino e poi se ne va (e se il dirigente non procede, licenziamo anche il dirigente!)».
Questo è il "pensierino" del presidente del consiglio Renzi. Impantanato nelle secche di un'economia che, nonostante le roboanti dichiarazioni, non decolla, impegnato in un battibecco da cortile con il presidente della Commissione UE, Matteo Renzi non ha trovato di meglio da fare per rilanciare la propria immagine che annunciare la possibilità di licenziare anche nella pubblica amministrazione. L'annuncio è legato ad una precisa situazione, ma il principio è quello che conta.
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 24157/2015 aveva deciso che la riforma dell'articolo 18 fatta dalla Fornero non poteva non riguardare anche il settore pubblico, facendo leva sul fatto che lo statuto dei lavoratori, comprese le nuove modifiche dell'art 18, hanno valore non solo per il settore privato ma anche per quello pubblico.
Pertanto, le modifiche del testo unico della Pubblica amministrazione che inizieranno ad essere attuate già dal prossimo consiglio dei ministri, andranno in questa direzione. E tutti saranno pronti ad applaudire la nuova iniziativa di Matteo Renzi e nessuno penserà che questo sarà il primo passo per limitare gli ultimi spazi di libertà e democrazia anche nel mondo del lavoro (rappresentanza sindacale, sciopero, permessi), perché il cartellino sarà solo il punto di partenza.