Economia

Lo Stato non vuole chiudere l'ex Ilva e pensa ad investire anche direttamente per il prosieguo della sua attività

Di Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno 

Ho più volte scritto che il problema gravissimo dell'ex Ilva è la salute dei cittadini, a rischio ormai da anni.  Come conciliare lavoro e salute?

È una domanda ed un problema che si ripresenta, nuovamente, in queste ore.

A causa  dell'attuale situazione venutasi a creare a causa della pandemia da Covid, a meno di due anni dal suo arrivo, ArcelorMittal vorrebbe, stavolta definitivamente sottrarsi agli impegni assunti per la riqualificazione della produzione ed il risanamento ambientale di Taranto. Nel caso l'ex Ilva tornerebbe, come per magia, ad essere di nuovo l'Ilva, con gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure sotto il controllo pubblico, guidata dai commissari del Mise. In tal caso, rilancio e attuazione del piano ambientale diverrebbeo una chimera. 

Questa la posizione del Governo. espressa dal ministro dell'Economia Gualtieri:  «Lo Stato è disponibile a coinvestire e quindi di intervenire direttamente nella compagine societaria per avere un'Ilva forte, che produca tanto, che sia leader mondiale di mercato, che faccia investimenti significativi con intervento dello Stato: diretto e indiretto».

«Pertanto, la proroga di 10 giorni chiesta da Lucia Morselli per presentare un nuovo piano industriale è ragionevole» ha poi aggiunto il ministro, rivolgendosi ai sindacati e ribadendo che la linea del Governo è quella di rilanciare Taranto.

Più dubbiosi i sindacati, con  il segretario della Uilm, Rocco Palombella, che ha dichiarato: «Serve una legge speciale per l'Ilva per attenuare il disastro occupazionale, economico e sociale. Il problema vero di Ilva è la prospettiva. Noi non riconosciamo nessun piano se non quello dell'accordo del 6 settembre 2018. Se vostro piano è quello dei sogni o di impegni irrealizzabili con assetti societari misti e futuribili siamo di fronte al disastro occupazionale, economico ambientale». ( Ansa ) 

Purtroppo hanno fatto incancrenire la situazione negli anni  e oggi forse bisogna avere davvero il coraggio di valutare la possibile chiusura dell'impianto di Taranto, pensando  ad una  ricollocazione dei lavoratori, compresi quelli dell'indotto. 

Non credo assolutamente che il Pil o altro possano costringere una popolazione a subire un tale disastro ambientale.

Mi meraviglio del Ministero dell'Ambiente che pur tra proclami e bonus biciclette "fugge dai veri problemi degli italiani". 

Lo stato deve applicare il sacrosanto articolo 32 della costituzione italiana tanto invocato durante la pandemia di C0vid-19 : La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.

Altre info sull'argomento:
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Autore Vincenzo Petrosino
Categoria Economia
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