Stili di vita degli italiani in leggero miglioramento, si fa più sport e si fuma meno. Ma la prevenzione resta la cenerentola del Paese e i cittadini trascurano azioni, come le vaccinazioni, che evitano alcune gravi malattie.
Diminuiscono significativamente i sedentari. Ma non migliorano altre cattive abitudini come lo scarso consumo di frutta e verdura e la popolazione è sempre più grassa. L’invecchiamento del Paese continua inesorabile e l’aumento dell’aspettativa di vita subisce una battuta d’arresto. Si continua a registrare una pericolosa carenza di investimenti in strategie preventive in tema di salute pubblica.
Questa è l'introduzione del Rapporto Osservasalute 2015 presentato questa mattina a Roma, al Policnico Universitario A. Gemelli.
Il rapporto è pubblicato annualmente a partire dal 2003 dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, nato per iniziativa dell'Istituto di Igiene dell'Università Cattolica del Sacro Cuore per rispondere ad un'esigenza di informazione nell'ambito dei nuovi scenari creati dalla devoluzione e dal decentramento.
Nel rapporto sono indicate le differenti scelte programmatorie a livello regionale, l’organizzazione e gestione dei servizi sanitari basata su scenari finanziari in molti casi problematici che determinano una eterogeneità che influisce sulla qualità dell’offerta dei servizi erogati e sull’equità dell’accesso.
Le regioni più in difficoltà sono ancora le regioni del Meridione e lo scenario è certamente aggravato dalle ripercussioni della crisi economica principalmente sugli stili di vita e, quindi, sulla qualità di vita dei cittadini, soprattutto di quelli meno abbienti.
Nel 2014, la speranza di vita alla nascita è pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne. A dimostrazione della difficoltà delle regioni del Sud, anche riguardo al servizio sanitario, la Campania, invece, è la regione dove la speranza di vita alla nascita è più bassa, 78,5 anni per gli uomini e 83,3 anni per le donne.
«Anche quest’anno - avverte il professor Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane - le analisi contenute nel Rapporto Osservasalute segnalano numerosi elementi di criticità, in quanto confermano il trend in diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione per la sanità, l’aumento dell’incidenza di alcune patologie tumorali prevenibili, le esigue risorse destinate alla prevenzione e le persistenti iniquità che assillano il Paese e il settore della sanità».
Per dare alcuni accenni, la spesa sanitaria pubblica è passata dai 112,5 miliardi di euro del 2010 ai 110,5 del 2014; tale contrazione ha coinciso con una lenta ma costante riduzione dei deficit regionali. Tuttavia, tale riduzione è stata conseguita in gran parte tramite il blocco o la riduzione del personale sanitario e il contenimento dei consumi sanitari.
Il Rapporto è frutto del lavoro di 180 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Per accedere al Rapporto Osservasalute 2015 completo è sufficiente registrarsi al sito www.osservasalute.it.