Di Maio: il testo sulla pace fiscale indicato nella manovra di bilancio non è quello concordato. Chi lo ha modificato?
I fatti. Durante la registrazione della puntata di Porta a Porta, dove ormai i rappresentanti del Governo sono ospiti fissi come lo erano i forzisti al tempo in cui a governare era Berlusconi, il vicepremier Di Maio ha lanciato, alla sua maniera, un altolà sulla manovra appena licenziata.
Il punto relativo alla cosiddetta pace fiscale non è quello concordato tra Lega e 5 Stelle. Il testo attuale permette di condonare tipologie di evasione che invece dovrebbero essere punite e, inoltre, aggira la soglia dei 100mila euro come limite massimo complessivo dell'importo da sanare.
La pace fiscale era uno dei temi, il più problematico, che sono stati risolti sul filo di lana prima del via libera alla legge di bilancio e che vedevano su posizioni contrapposte Lega e 5 Stelle. Alla fine si è trovato un accordo, ma non sul testo che ha fatto infuriare Di Maio.
Secondo alcuni media, sarebbe stato il Quirinale, analizzando la bozza di manovra che gli è stata fatta pervenire ancora non in via ufficiale, che avrebbe svelato il problema a causa del fatto che l'attuale impostazione della pace fiscale avrebbe problemi con la legislazione vigente. Secondo Di Maio, sarebbero stati i suoi collaboratori ad accorgersene.
La reazione. Come abbiamo visto in relazione ad altre situazioni, se Di Maio scopre un possible complotto si aggrappa al primo megafono che gli capita a tiro ed inizia ad urlare al popolo (dei sostenitori) la terribile manovra che è stata perpetrata ai danni dei 5 Stelle, e, in questo caso, del Governo.
Ad un più che perplesso Vespa, Di Maio ha annunciato che andrà a denunciare il fatto in Procura, chiedendo che si indaghi per sapere chi abbia cambiato il testo nella legge di bilancio.
I motivi. Di Maio non ha chiarito se il testo non concordato fosse quello che la Lega aveva presentato o voleva che venisse approvato. In ogni caso, le spiegazioni per quanto accaduto possono essere infinite, a partire dal semplice errore... una banale svista.
La reazione di Di Maio, in ogni caso, farebbe pensare il contrario, dato che ha parlato in maniera insistente di una generica "manina"... senza darle però una connotazione né tecnica, né politica... ma senza però escludere l'una o l'altra ipotesi.
Le conseguenze. Dal punto di vista politico, ciò che Di Maio ha fatto con la denuncia in tv, non potrà non avere strascichi nei rapporti tra 5 Stelle e Lega. Infatti, un politico avveduto avrebbe risolto la cosa in silenzio, fornendo al Quirinale il testo corretto e avvertendo l'alleato dell'errore cui era già stato posto rimedio. Il tutto sarebbe stato risolto senza che nessuno ne venisse a conoscenza.
Perché allora farlo sapere? Una possibilità è che Di Maio sia uno sprovveduto. Nell'ansia di trasparenza e onestà che parrebbe sostenerlo, con quanto ha fatto ha finito per fare un assist alle forze politiche di opposizione, che potranno adesso parlare di pasticci, pastette, maggioranza allo sbando e chi più ne ha più ne metta... è il gioco della politica.
L'altra possibilità, invece, è che Di Maio non sia uno sprovveduto e che volutamente abbia dato a quanto accaduto il maggior risalto possible per far capire alla Lega chi è che guida la coalizione, chi ne sia il padrone e che oltre una certa soglia non è possibile andare.
Il futuro. A questo punto, si possono disegnare, anche in questo caso, mille scenari che però non possono non partire comunque dall'incrinatura nei rapporti tra Lega e 5 Stelle: unico dato di fatto certo.
Secondo i "bene informati" il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giorgetti era incaricato della redazione finale del testo e lui sarebbe il responsabile del "cambiamento". Secondo una versione della Lega, quello approvato sarebbe invece il testo votato in CdM che i 5 Stelle non avrebbero letto... o capito.
In pratica, dai retroscena che accompagneranno questa vicenda ancora per qualche giorno prima di finire nel dimenticatoio, è evidente che ciò non potrà non cambiare i rapporti tra i due partiti della maggioranza. Puntualizzazioni, precisazioni, limiti invalicabili e piccole e grandi ritorsioni aumenteranno nel numero e nella frequenza.
Le tensioni provocate dai mercati finanziari sulla legge di bilancio potrebbero fare da collante al Governo ricucendo tali futuri strappi... ma non è neppure escluso che possa accadere l'esatto contrario. In ogni caso, quanto accaduto è il primo segnale di scollamento dentro la maggioranza. E questo è l'unico fatto indiscutibile.