Cultura e Spettacolo

La sedia rossa - I (breve novella a puntate)

Stavano dipingendo con i colori dell'arcobaleno il varco di entrata di una grande azienda di logistica, il cui prospetto principale si affacciava sul vialone della Pirelli.

Monica passava di lì ogni mattina e tutte le sere, per andare e tornare da lavoro, un triste impiego che a malapena le consentiva di raggranellare quel tanto che bastava per garantire il necessario ai due figli.

Sguardo spento, spalle curve, cappotto stretto in vita, mani in tasca camminava come un mulo che ha imparato a memoria il sentiero e che si inerpica su di esso senza guardarsi intorno.

Quel lavoro non le piaceva e, forse, la sua intera vita non le piaceva. Sposata ad appena 18 anni, con due splendidi maschietti arrivati in tre anni, si era ritrovata abbandonata dal marito prima ancora che il bambino più grande varcasse la scuola materna. Da allora in poi era stato solo un serrare i denti, asciugarsi le lacrime e pensare a cosa mettere in tavola, a chi chiedere un piccolo prestito per pagare la bolletta della luce, quale comunità parrocchiale frequentare per ricevere sostegno senza dover subire l'implacabile sorriso di pietà, elargito da quelle missionarie laiche che ne riempivano i banchi.

L'unica nota positiva, la vera ragione di quella resistenza stava nei due figli: Armando di 9 e Giuseppe di 7 anni che frequentavano con grande profitto la scuola elementare.

Mentre meccanicamente i suoi piedi seguivano l'un l'altro nel percorso casa - lavoro, i colori brillanti usati per dipingere quel varco le trafissero gli occhi e le fecero fare un gesto, per lei, quasi inconsulto.

Si bloccò, rimirò i colori che davano vita a quelle lugubri inferriate, guardò i due operai impegnati a spennellare. Il più giovane tra i due le rivolse un largo sorriso e le gridò:" Belli, eh!". Lei, senza pensarci, ricambiò il sorriso e in modo del tutto inaspettato si sentì pronunciare: "Sì, proprio belli! Senti, ma se te ne avanza un po' di ogni colore me lo regaleresti? I miei figli ne sarebbero davvero felici. Vanno a scuola e ogni giorno colorano, disegnano, vanno matti per le tinte forti."

Il ragazzo si spostò la visiera del berretto, che in parte gli schermava il viso, e le rispose senza tentennamenti: "Certo! Per fine settimana finiremo, domani mattina portami qualche barattolo così ti raschio i fondi, che poi sono quelli più brillanti."

"Ok, grazie", gli rispose e continuò a camminare girando il viso verso di lui nel mentre lo superava: il sorriso le illuminava il volto e le donava una nuova luce negli occhi. Accelerò il passo e iniziò ad aspettare l'indomani ...


Continua...

Autore fillyfilandica
Categoria Cultura e Spettacolo
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