Manca ormai qualche giorno all'entrata in vigore della carta verde, ovvero il lasciapassare necessario per i vaccinati e tamponati per poter accedere ai ristoranti al chiuso ed altre attività come le palestre e che sarà quindi fonte di discriminazione tra le 2 categorie di vaccinati e non vaccinati.
Si inaspriscono i dibattiti e le polemiche, si teme infatti che la sua entrata in vigore possa causare non poche difficoltà e problemi anche ai gestori delle varie attività nelle quali sarà richiesto. Non tutti infatti, avranno la possibilità di assumere personale preposto ai controlli e dovranno provvedere loro stessi.
E i problemi riguardano tutti coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, dato che il vaccino non è obbligatorio, o chi non ha ancora avuto la possibilità di farlo, molti di loro dovranno rinunciare a ristoranti, palestre e ad altre attività.
E difficoltà ci saranno anche per il personale della Difesa e le loro attività. E' quello che afferma Luca Marco Comellini, Segretario Generale del Sindacato dei Militari: "Il premier Draghi e ministro Guerini dovrebbero spiegarci come potranno fruire del pasto di servizio i militari che hanno scelto di non vaccinarsi? Lo domando perché stando a quanto stabilito dall'ultimo decreto legge del governo, a partire dal prossimo 6 agosto, questi militari senza il Green Pass non potranno più accedere nei locali chiusi dove viene effettuata la ristorazione, quindi anche nelle mense di servizio",
si legge in un comunicato sul sito del Sindacato dei Militari. Molti sono infatti gli interrogativi che riguardano le questioni pratiche:"Cosa faranno, metteranno dei tavoli all'aperto, fuori della porta delle mense, con tanto di ombrelloni colorati ed una bella recinzione con su scritto"area riservata ai non vaccinati"? Senza entrare nel merito della dubbia leggittimità della scelta del Governo, credo - afferma Luca Comellini - che il provvedimento sia irrazionale e non troverà facile applicazione nelle caserme e negli aeroporti militari perché si correrebbe il rischio di incidere negativamente sulle attività operative della Difesa. Infatti la consumazione del pasto è ancora troppo spesso, seppure impropriamente considerata un obbligo di servizio ed è rigorosamente disciplinata da norme e regolamenti interni la cui violazione può dar luogo a delle contestazioni disciplinari. Quando si fanno delle scelte che incidono sulla vita dei cittadini, e a maggior ragione nei confronti di quelli, come i militari, i cui diritti sono ancora pressoché inesistenti, gli "esperti" e i "migliori "che ancora ostinatamente pretendono di governare il Paese dovrebbero considerarne tutti gli aspetti e valutarne tutte le conseguenze possibili, anche quelle ritenute irrilevanti ma che poi potrebbero rivelarsi estremamente pericolose".
Non resta che aspettare e vedere cosa succederà il 6 agosto nelle mense militari di tutta Italia. (lasottilelinearossa.over-blog.it)