Ci sono storie talmente particolari che sembrano rasentare l'assurdo. Altre, invece, meritano semplicemente di essere raccontate. Quella di oggi, a suo modo, rappresenta una pagina curiosa del Futsal – per chi non lo sapesse, la dicitura ufficiale del più familiare “calcetto”.
I protagonisti di questa vicenda sono due: il Santa Severa Futsal, squadra di Serie C1, e un portiere, Alessandro Bonifazi.
Il Santa Severa chiude il girone di andata con un triste filotto di sconfitte, occupando l'ultima posizione in classifica. Alessandro, invece, arriva proprio al Santa Severa tra mille dubbi e incertezze, tesserato più per necessità che per scelta tecnica, durante un torrido agosto. È stato il capitano Gaone a volerlo fortemente, seguendo un istinto che si rivelerà vincente.
Ma chi è Alessandro Bonifazi?
A prima vista, sembra un portiere come tanti altri. Non è il titolare e si guadagna le convocazioni con il duro lavoro e tanto impegno. Tuttavia, Alessandro è destinato a segnare un record unico: l’11 dicembre, Mister David Delluniversità decide di premiare il suo impegno e lo schiera in campo nel finale di gata contro la Vigor Perconti.
In quel momento Alessandro non è solo un portiere: con 6 titoli universitari, è il giocatore più titolato mai sceso in un campo di futsal. Il suo curriculum accademico è impressionante:
4 lauree (di cui 3 magistrali e 1 triennale)
1 Master di I livello
1 Master di II livello
Vincitore di una borsa di dottorato presso Unicusano, che lo qualifica come dottorando.
E così, all’insaputa di molti, il Santa Severa Futsal entra nella storia, schierando il giocatore più titolato mai visto in Serie C1 e nella galassia del Futsal. Non importa la classifica o il risultato della partita: la squadra e il mister hanno dimostrato il coraggio di credere nell’impegno e nella passione, premiando Alessandro con un gesto che va oltre il calcio a 5.
Al triplice fischio gli occhi sono lucidi: il sogno è diventato realtà. Alessandro ha esordito in C1, lottando contro tutti, faticando, soffrendo, impegnandosi, guadagnandosi la fiducia del club e lasciando nel silenzio chi non credeva in lui e togliendosi di dosso proprio l’etichetta di “portiere come tanti”.
È una storia di riscatto e ispirazione, che merita di essere raccontata. Perché il futsal, come la vita, è fatto di record che non si misurano solo con i gol, ma con le storie che lasciano il segno.
Meno male che “è solo un gioco”.