Il Partito Democratico ha un segretario, ma solo di facciata, ed un gruppo di dirigenti e di iscritti che è riunito all'interno si una sigla che, per vari motivi, tutti fanno fatica a riconoscere.

L'ostinazione di Renzi nel voler impedire che il Pd chiarisse in un congresso i problemi che lo hanno portato alla disfatta elettorale del 4 marzo - per la paura di perdere oltre che gli elettori anche il controllo del partito - sta portando ad un inasprimento delle posizioni al suo interno che potrebbe preludere al suo scioglimento.

Ma non è detto che questo non sia ciò che Renzi ha sempre cercato e voluto, in modo da costruire sulle ceneri del Pd un partito a sua immagine e somiglianza, senza dover più stare a preoccuparsi di sinistra, sindacati e correnti varie.

Naturalmente, a lanciare il sasso (dello scioglimento) non poteva essere lo stesso Renzi che, come ogni padrone che si rispetti, lascia il lavoro di fatica alle mezze calzette. Ecco così che Matteo Orfini scioglie gli indugi chiedendo ad iscritti e simpatizzanti Pd se sia possibile che il partito continui a ripresentarsi così come funziona oggi anche alle prossime elezioni, dichiarando che è ormai arrivato il momento di scioglierlo e rifondarlo.


Dai non renziani, è arrivata la risposta di Francesco Boccia che, in un'intervista a Radio Radicale, ha detto:

«Non esiste che il PD si sciolga e che a proporlo sia addirittura un gruppo dirigente scaduto, deligittimato e protagonista di questo fallimento. Siamo tutti responsabili di questa condizione e nessuno di noi può pensare di proporre una soluzione così.

Non ne abbiamo il diritto per rispetto della nostri elettori e della nostra storia. Pensare di sciogliere il partito e fondarne un altro, avendo fatto questo disastro, è semplicemente folle. Il PD non ha proprietari, non è una Spa.»

Ma il processo sembra ormai partito, al di là di come la pensino o meno i non renziani. Così Paolo Gentiloni, Matteo Renzi e Marco Minniti si incontreranno a cena con Carlo Calenda, come confermato da quest'ultimo in un tweet dove posticipava la data fissata in precedenza per il prossimo martedì.


Una iniziativa non gradita da Nicola Zingaretti, al momento unico candidato ad essersi proposto per guidare la nuova segreteria, che risponde nel merito affermando di aver invece organizzato, per la prossima settimana, una cena con un imprenditore del Mezzogiorno di una piccola azienda, un operaio, un amministratore impegnato nella legalità, un membro di un’associazione in prima fila sulla solidarietà, un giovane professionista a capo di un'azienda Start Up, una studentessa ed un professore di Liceo per chiedere a loro dove abbia sbagliato il Pd e che cosa debba fare per riprendere a lottare e vincere.


Forse, se qualcuno del Pd iniziasse a chiedersi perché abbia continuato a definirsi socialista un partito che ha disegnato ed approvato leggi che con la sinistra non avevano nulla a che fare, magari sarebbe sulla strada giusta per provare a riconquistare almeno qualche elettore.