Già a metà giornata il governatore dell'Oblast di Luhansk, Serhiy Haidai, aveva dichiarato che i russi stavano bombardando il secondo ponte che collega Severdonetsk con Lysychansk, con l'obiettivo di isolare la città.
Lo stesso governatore, qualche ora dopo, ha dichiarato che il ponte è stato distrutto. Adesso rimane solo un'unica via di fuga per l'evacuazione da Severdonetsk, non solo quella per i militari che stanno combattendo strada per strada per fermare l'avanzata dei russi, ma soprattutto quella per i civili. Al momento, gli ucraini controllano solo un terzo della città che per la parte restante è sotto il controllo dell'esercito di Mosca.
Severdonetsk è l'ultima città dell'oblast di Luhansk ancora in mano a Kiev e la sua perdita costituirebbe un danno strategico significativo. La vittoria per i russi li avvicinerebbe alla conquista del Donbass, che si concretizzerebbe con l'ultima parte di territorio da occupare nell'oblast di Donetsk. E non è detto che a questo miri Putin per una tregua, visto che il suo arsenale sembra ormai agli sgoccioli, almeno per quanto riguarda le armi di ultima generazione.
Nelle ore precedenti, sempre a Severodonetsk, i bombardamenti attribuiti ai russi hanno provocato un enorme incendio nell'impianto chimico Azot, nella parte orientale della città, dove sarebbero rifugiati fino a 800 civili.
In giornata si è registrato un attacco missilistico a Chortkiv, nell'oblast di Ternopil, nell'Ucraina occidentale a poco più di 200 Km dal confine polacco. 22 persone sono rimaste ferite nell'attacco che per gli ucraini ha colpito siti di infrastrutture civili e un gasdotto, mentre per l'agenzia russa Interfax avrebbe distrutto un deposito di grandi dimensioni contenente armi statunitensi ed europee.
Per resistere nel Donbass, l'Ucraina chiede all'Occidente consegne più rapide di armi pesanti. Secondo un consigliere del governo di Kiev, la Russia spara fino a 50.000 colpi di artiglieria al giorno. L'Ucraina può rispondere solo con 5.000 colpi. Gli Stati Uniti hanno inviato la quasi totalità degli oltre cento obici M777 promessi, insieme a 220.000 proiettili. E la stragrande maggioranza è già sul campo di battaglia.
L'ultimo bollettino ucraino sulle perdite subite finora dai russi riporta i seguenti dati: 32.150, 1.430 carri armati, 3.484 veicoli corazzati da combattimento, 2.455 veicoli e serbatoi di carburante, 715 sistemi di artiglieria, 226 sistemi di lancio multiplo di razzi, 97 sistemi antiaerei, 178 elicotteri, 212 aeroplani, 582 droni e 13 imbarcazioni.
Il 12 giugno è la festa nazionale della Federazione Russa, celebrata ogni anno dal 1992 per commemorare l'adozione formale della Dichiarazione di sovranità della Federazione Russa, avvenuta il 12 giugno 1990, in cui si dichiarava l'indipendenza della Russia dall'URSS.
In un discorso al Cremlino, Putin ha reso ancora una volta omaggio a Pietro il Grande, già celebrato all'inizio della settimana, in occasione del 350° anniversario dalla nascita.