Esteri

I politici conferenzieri e gli atleti che sfruttano lo sportswashing non tengono conto delle uccisioni di massa di migranti da parte saudita al confine con lo Yemen

Secondo un nuovo rapporto di Human Rights Watch (HRW), le guardie di frontiera saudite sono accusate di aver compiuto uccisioni di massa di migranti lungo il confine tra Arabia Saudita e Yemen. Il rapporto afferma che centinaia di persone, molte delle quali etiopi che attraversano lo Yemen in guerra per raggiungere l'Arabia Saudita, sono state uccise a colpi d'arma da fuoco.

Il rapporto, titolato “They Fired on Us Like Rain”, contiene testimonianze video di migranti che dichiarano di essere presi di mira e colpiti dai colpi di armi da fuoco sparati dalla polizia e dai soldati sauditi al confine tra Yemen e Arabia Saudita. Gli stessi migranti hanno ripetuto le loro testimonianze anche ai media che li hanno contattati direttamente, descrivendo che durante i tentativi di attraversamento di quel confine,  gruppi di etiopi in cerca di lavoro, tra cui molte donne e bambini, sono stati colpiti.

Alla BBC, il 21enne Mustafa Soufia Mohammed ha detto che alcuni del suo gruppo di 45 migranti sono stati uccisi mentre cercavano di attraversare il confine a luglio: "Non mi ero accorto che anch'io ero rimasto ferito, ma quando ho provato ad alzarmi e camminare, mi sono reso conto che non riuscivo più a muovere parte della mia gamba".

Nelle testimonianze registrate in Yemen, i sopravvissuti, spesso feriti, hanno dichiarato che il passaggio in Arabia, nella speranza di poter lavorare in un qualche sito dove si estrae il greggio, era costato loro circa 2.500 dollari.

Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, più di 200.000 persone all'anno tentano di attraversare il tratto di mare dall'Africa orientale allo Yemen, per poi tentare di arrivare in Arabia Saudita. Le organizzazioni per i diritti umani dicono che molti subiscono arresti e violenze lungo il tragitto, a cui si aggiungono le morti in mare durante la traversata, come testimoniano le 24 vittime di un naufragio al largo della costa del Gibuti di appena una settimana fa.

Secondo il rapporto di Human Rights Watch, le autorità saudite stanno deliberatamente uccidendo al confine con lo Yemen  centinaia di migranti, in base ad una strategia iniziata almeno a partire dal 2014. Adesso le uccisioni sono aumentate. Le testimonianze verbali dei migranti acquisite dalla ong sono supportate da fotografie e filmati.

Per Nadia Hardman, ricercatrice sui diritti dei migranti presso Human Rights Watch, "spendere miliardi di dollari nel golf professionistico e nel calcio oltre che per acquisire grandi eventi di intrattenimento per migliorare l'immagine saudita non dovrebbe distogliere l'attenzione da questi orrendi crimini".

Una pratica, quest'ultima, che è stata etichettata con il nome di sportswashing e descrive la tattica con cui individui, gruppi, corporazioni o governi si avvalgano dello sport per recuperare una reputazione compromessa e/o nascondere attività illecite. Questa strategia è messa in atto tramite l'acquisto di squadre sportive, l'organizzazione di eventi o la loro sponsorizzazione, l'ingaggio di giocatori famosi (del mondo del calcio) come dimostra l'ultima campagna acquisti messa in atto da squadre di calcio saudite che direttamente o indirettamente fanno capo allo Stato.

Lo sportswahing messo in atto dall'Arabia saudita a partire dallo scorso anno con l'acquisto di una squadra di calcio della massima serie inglese, è poi continuata con l'ingaggio di Romaldo e, in questa campagna acquisti, di numerosi altri giocatori convinti da contratti annuali da decine di milioni di dollari.

I sauditi hanno solo seguito quanto già fatto in passato da Azerbaigian, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti... 

Lo sportswahing si accompagna poi ad un'attività di relazioni diplomatiche con cui gli Stati sopra nominati finanziano, con la scusa di consulenze e conferenze, i politici di numerosi Paesi perché questi poi facciano attività di lobbying. In Italia, uno degli esempi più sfacciati in tal senso è rappresentato dal senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, che si definisce addirittura amico del principe saudita Mohammed bin Salman Al Saud, mandante dell'assassinio di Jamal Khashoggi, oltre che responsabile di massacri di civili, tramite bombardamenti indiscriminati, nella guerra in Yemen.

Autore Fabrizio Marchesan
Categoria Esteri
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