Ieri sera, sempre alle nove, anche il presidente della Regione Catalana Carles Puigdemont si è rivolto alla nazione, come la sera prima aveva fatto il re Filippo VI, confermando la decisione di proseguire nel chiedere l'indipendenza del paese.
A differenza di quelle del re, le parole espresse da Puigdemont non sono state altrettanto dure, ma decise nell'affermare il diritto di catalani a celebrare il referendum, nel pretendere l'applicazione del risultato e nel rinfacciare al re, a cui si è rivolto in castigliano perché capisse, che con quanto da lui detto il giorno prima (nel tono e nei contenuti) è venuto meno al suo ruolo costituzionale di arbitro e mediatore.
Ma Puigdemont, nel suo discorso, ha anche più volte ricordato di non voler rinunciare alla possibilità di dialogo con Madrid, per trovare una soluzione all'attuale situazione che si è venuta a creare. Dialogo, va riconosciuto, che non è stato spiegato in che termini. Pertanto, è più che probabile che tale dialogo sia rivolto soprattutto a come concordare tra Spagna e Catalogna le modalità del distacco, più che a recedere dall'attuale decisione, che ormai sembra scontata.
Così, una volta terminato il conteggio dei voti e determinato ufficialmente il risultato, il Parlamento catalano, probabilmente da lunedì, potrebbe formalmente dare il via alla procedura che avrebbe come risultato finale l'indipendenza dalla Spagna.
Madrid, però, ha già annunciato che farà ricorso al paragrafo 1 dell'Articolo 155 della Costituzione spagnola che regola, oggettivamente, quanto sta accadendo a Barcellona e dintorni: "Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l'approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all'adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi."
Il Senato spagnolo, va ricordato, è una camera formata da rappresentanti regionali. Quali saranno le misure che potranno essere prese contro la Catalogna non si sa e nella Costituzione non sono specificate. Ed è proprio questo il punto su cui adesso tutti si interrogano per capire la piega che, dalla prossima settimana, potrà assumere la vicenda catalana e come potrà esser trovata la sua soluzione.