Salvaguardare le persone più fragili a cominciare proprio dai giovani, contro questa piaga sociale, già definita l' “eroina del Terzo Millennio”.

La legge approvata dal Consiglio regionale lombardo ormai 5 anni fa per la prevenzione e il contrasto del gioco d'azzardo patologico è stata un primo paletto importante, ma da sola non basta. E' necessario aggiornare costantemente le misure di contrasto e usare linguaggi diversi con target diversi. Ben venga quindi il coinvolgimento dell'Ufficio Scolastico Regionale e degli istituti di formazione. Oggi 450 ragazzi hanno affrontato con il loro linguaggio un tema contro il quale non si può mai abbassare la guardia.

I primi 3 milioni di euro di bando regionale hanno consentito l'attivazione in Lombardia di diverse decine di progetti, di cui oltre una cinquantina da parte dei Comuni, volti all'informazione, alla formazione per azioni no slot, controllo, vigilanza e mappatura; le ex Asl hanno aperto sportelli di consulenza e diffusione di materiale informativo rivolti alla popolazione e a target selezionati, quali esercenti, polizia locale, operatori sociali e centinaia di corsi di formazione per gestori di locali.

Con il bando successivo di 2 milioni di euro sono stati poi accreditati altri progetti coinvolgendo anche enti in partenariato, allo scopo di allargare la partecipazione ad una più vasta platea di soggetti.

A fronte di questi risultati occorre però rimarcare che molte misure messe in campo non risultano ad oggi sufficientemente efficaci, dall'utilizzo del marchio No Slot alle agevolazioni d'imposta previste dalla legge per disinstallare le macchinette. Si può fare meglio: ci sono misure da ripensare e dati nuovi da raccogliere, la lotta alla ludopatia chiede determinazione e aggiornamento continuo degli strumenti di contrasto.