Da abusivo punto di raccolta dei rifiuti, con annesso parcheggio altrettanto abusivo sul marciapiede, a punto informativo destinato ad impreziosire i resti dell’antico ed annesso edificio di culto.

L’iniziativa è stata promossa dall’Amministrazione comunale, che ha inteso restituire decoro ai resti della chiesa della Madonna del Lume attuando il primo d’una serie di interventi di “Rigenerazione urbana attraverso la cultura dei luoghi”, una serie di pannelli dalla grafica sobria, ma elegante, curati da una tipografia locale con alcuni studiosi cittadini e montati sui singoli moduli della recinzione di cantiere, evidenzianti la storia, l’architettura e le opere d’arte un tempo conservate nello storico edificio, dalla pala d’altare della titolare a quella raffigurante il Martirio di S. Sebastiano, dalla statua di S. Rita a quella della Madonna del Carmelo, che nell’immediato secondo dopoguerra trovò ospitalità proprio nella piccola chiesa intitolata alla Madonna del Lume.

Si tratta d’un edificio ricco di storia, che purtroppo negli ultimi decenni è stato ripetutamente mortificato dall’incuria e dalla penuria di senso civico, circostanze, che hanno via via trasformato i resti della chiesa in una sorta di discarica improvvisata. Abbattuta negli anni Cinquanta per esigenze urbanistiche, la chiesa della Madonna del Lume conserva soltanto la parete laterale rivolta verso Sud con testimonianze degli altari e degli stucchi, che abbellivano un profilo architettonico semplice e modesto, la cui facciata principale si affacciava sulla via Umberto I.

“Il nostro slogan è rigenerazione urbana attraverso la cultura dei luoghi proprio per dare un duplice messaggio: – afferma il Sindaco Pippo Midili – Rimuovere le criticità da porzioni del territorio, un tempo di rilevanza culturali, che troppo facilmente vengono aggrediti dal degrado, e tenere viva la memoria. Ovviamente quello di via Madonna del Lume è il punto di partenza di un viaggio, che vogliamo proseguire nelle altre zone, che sono stati o sono facciate di altri beni culturali diruti ed abbandonati”.

Trattasi dunque di un’operazione di facciata senza conseguenze concrete di un reale recupero o valorizzazione storico-sociale verso un edificio ormai abbandonato all’azione del tempo.