Samuele Ciambrello, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania, aveva inoltrato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere un esposto in relazione a quanto accaduto nel reparto Nilo della locale Casa Circondariale  il 5 e il 6 aprile 2020, denunciando presunti maltrattamenti contro i detenuti da parte del personale della Polizia Penitenziaria.

Per circa quattro ore, nel pomeriggio del 6 aprile, con pratiche che la Procura descrive come "violente, indegne, degradanti e inumane" gli agenti di custodia avrebbero messo in atto una vera e propria spedizione punitiva nei confronti dei detenuti che avevano organizzato in precedenza una protesta.

A testimoniare quanto avvenuto, le registrazioni di conversazioni tra i detenuti e i loro familiari, chat tra agenti penitenziari che hanno partecipato al raid e le immagini delle telecamere di sorveglianza che qualcuno pensava di aver disattivato prima dell'irruzione. In realtà, quel qualcuno aveva solo spento i monitor, così le telecamere hanno registrato ciò che non si doveva vedere e ciò che non si doveva sapere.

Con l'acquisizione dei video, nonostante tentativi di "ritardare - dichiara la Procura - o impedire l'acquisizione delle immagini" e "ostacolare il regolare svolgimento delle operazioni", è stata accertata "in modo inconfutabile" la dinamica violenta, degradante e inumana che aveva caratterizzato l'azione del personale impiegato nelle attività, persone tra l'altro difficilmente riconoscibili perché munite di dispositivi di protezione individuale ma anche di caschi antisommossa, oltre che di manganelli e di un bastone.

A seguito di ciò, dopo mesi di indagini, il Gip ha emesso 52 misure cautelari (8 arresti in carcere, 18 arresti ai domiciliari, 3 obblighi di dimora e 23 interdizioni dall'esercizio del pubblico ufficio), mentre il provveditore regionale delle carceri della Campania è stato indagato per falso e depistaggio. 

Una vicenda di per sé molto grave, ma è ancor più grave che, come al solito, alcuni parlamentari cerchino di sfruttarla per la loro propaganda politica anti-magistratura.

Queste le parole usate dal solito Salvini: "Giovedì sarò a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per portare la solidarietà - mia e di milioni di italiani - a donne e uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano in condizioni difficili e troppo spesso inaccettabili. La Lega sarà sempre dalla parte delle Forze dell'Ordine".


E questo l'illogico post dell'italiano vivo, Gennaro Migliore: 

"Nessuno tocchi Caino" non è una formula biblica ma è il fondamento costituzionale del nostro ordinamento penale. Chi è sottoposto alla privazione della libertà, a seguito di una condanna, è nelle mani dello Stato, che deve esercitare il suo potere secondo l'articolo 27 della Costituzione, che impedisce trattamenti inumani e degradanti.A seguito di una rivolta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel mese di aprile del 2020, il successivo intervento della Polizia Penitenziaria era stato oggetto di una denuncia per fatti gravissimi, dalle lesioni fino alla tortura, reato che fu introdotto nel 2017, e che io seguii come sottosegretario alla Giustizia.Proprio per questo, non intendo parlare delle contestazioni e del futuro processo cui saranno sottoposti 52 agenti della Polizia Penitenziaria per i presunti reati ascritti, poiché per quelli ci dovrà essere una verità giudiziaria da accertare in sede giurisdizionale.Qui vorrei sottolineare, invece, l'assoluta anomalia delle misure cautelari che hanno colpito gli indagati: si va dagli otto arresti in carcere fino a una ventina di detenzioni domiciliari, passando per obbligo di dimora nel comune di residenza e interdittiva dai pubblici uffici.Ma la Magistratura di Santa Maria Capua Vetere ha riscontrato, dopo quattordici mesi (!), un pericolo di fuga o un possibile inquinamento delle prove? O forse si è temuto che vi fosse il pericolo di reiterazione del reato? Stiamo parlando di quattordici mesi passati senza che vi fosse nessuna di queste circostanze, o mi sbaglio? Per non dire della misura interdettiva che ha colpito il Provveditore regionale Antonio Fullone che, al netto dell`accertamento di eventuali responsabilità, è conosciuto, fin dai tempi in cui dirigeva il carcere di Poggioreale, per il suo equilibrio e per la sua capacità di gestire le situazioni più complesse con misura e senso delle istituzioni.Ma allora perché ancora misure cautelari e non, invece, accelerare l'iter giudiziario? Del resto la stessa Procura aveva spettacolarizzato anche la consegna delle notifiche dei rinvii a giudizio facendolo fare all`esterno dell'Istituto, davanti ai colleghi e ai parenti dei detenuti. Un tratto dimostrativo/disciplinare che mal si addice all`equilibrio che dovrebbe caratterizzare l'azione giudiziaria. Intanto le carceri scoppiano di nuovo e questa vicenda non farà altro che gettare benzina sul fuoco.Dalla parte dei detenuti poiché, mentre aumentano i casi di autolesionismo e di condizioni insostenibili, mancano i provvedimenti per diminuire le presenze in carcere: dall'eseguire in maniera alternativa le pene residue sotto un anno o addirittura sei mesi, depenalizzare i reati bagatellari sanzionati con il carcere, rivedere l'eccesso di custodia cautelare preventiva e i detenuti in attesa di condanne definitive, che portano a migliaia i processi per ingiusta detenzione.Dalla parte della Polizia Penitenziaria, al cui corpo giustamente la ministra Cartabia ha rinnovato la fiducia, che lamenta carenza d'organico, mancanza di una riforma strutturale che adegui le strutture penitenziarie alle previsioni di legge e che, soprattutto, è vittima di numerosi casi di violenza da parte dei detenuti, soprattutto psichiatrici, che dovrebbero stare altrove e sottoposti a cure che gli istituti penitenziari non possono garantire. Insomma, il carcere di nuovo al centro dell'attenzione per un fatto grave ma non ancora centrale nelle politiche quotidiane. Eppure bisogna far presto, anzi prestissimo.

I due "soggetti", in sostanza, perché in questo momento conviene alla propaganda dei rispettivi partiti, devono scagliarsi sempre e comunque contro la magistratura qualunque cosa faccia, a meno che - ad esempio - non se la prenda con i migranti o con chi li aiuti o con chiunque non rappresenti, direttamente o indirettamente, un possibile bacino di voti. 

Ma fare politica in tali termini è non solo sbagliato, meschino e dannoso, ma prima di tutto vomitevole. Eppure gran parte dei partiti presenti in Italia, e chi li guida, fa solo questo tipo di politica, prendendo in giro, prima di altri, principalmente le persone che hanno dato loro un voto per farsi rappresentare. E quelle persone non se ne accorgono!