Andrea Agnelli, uno dei principali artefici della Super League e presidente della Juventus, mercoledì ha dichiarato alla Reuters che il progetto non può più andare avanti dopo il ritiro dei sei club inglesi.

Agnelli ha poi aggiunto di essere ancora convinto che il calcio europeo abbia bisogno di un cambiamento e di non avere rimpianti per il modo in cui la Super League è stata annunciata, certo che avrebbe creato il migliore torneo di calcio al mondo.

Ma quello che Agnelli non fa sapere, e si guarda bene dal farlo sapere, lo ha spiegato benissimo il presidente del Torino Urbano Cairo in una intervista rilasciata al Corriere, di cui di seguito sono riportati alcuni passaggi illuminanti: 

«[...] Partiamo dal calcio italiano, questa Superlega è un attentato alla sua salute, all’interesse collettivo. Tre società, Juve, Inter e Milan, hanno pensato esclusivamente alla loro salute economica, ai loro interessi. Non si preoccupano minimamente degli altri club, delle loro esigenze, dei loro problemi. Attenzione, società che pagano regolarmente gli stipendi, che faticano, lavorano, programmano con coscienza l’attività. E non mi pare proprio che in quel gruppo di 12 club, destinati a diventare magari 15, che promuovono la Superlega si rispettino certe regole virtuose, di sana gestione finanziaria, anzi tutt’altro. [...]»«[...] Il progetto che prevedeva l’ingresso in Lega di serie A dei fondi di una media company aveva una base di 1,7-1,8 miliardi, soldi utili al bene comune, anche a superare le gravi difficoltà, un finanziamento importante per il rilancio della stessa serie A, che in questi anni ha perso competitività nei confronti di altre leghe europee. Agnelli faceva parte del comitato interno delegato a trattare con i fondi, aveva un ruolo importante, di primus inter pares. Il tutto necessitava di un cambio della governance stessa della Lega. Era in atto un’operazione laboriosa. Il comitato dei 5, che attenzione nasce il 13 ottobre 2020, aveva ricevuto la delega di tutte le altre società. Improvvisamente il cambio di scena, nonostante il voto assembleare che aveva sostenuto l’operazione dei fondi: Agnelli e la proprietà dell’Inter prendono le distanze dai fondi. Adesso si capisce il perché. [...]»«Si viene a sapere di trattative tra questi 12 club europei, quasi tutti indebitati, di incontri segreti tra Agnelli e Perez. Questa è malafede, concorrenza sleale. Hai una delega dalla serie A e intanto tratti su un altro fronte, per superare i tuoi gravi problemi economici, i tuoi bilanci in sofferenza, danneggiando le società che ti hanno dato un mandato ben preciso. [...]»«Marotta [Inter, ndr] consigliere federale, con la delega della serie A, si deve dimettere. Agnelli ha lasciato l’Eca. Mi aspetto da Marotta un atto analogo per la Figc. Così anche Scaroni, presidente del Milan, coerente però sul versante fondi, perché ha continuato ad appoggiarli, deve dimettersi da consigliere di Lega. Stimo Scaroni, ma occorre un passo indietro. [...]».«Ci vogliono sanzioni esemplari. Ciò che hanno fatto è molto grave. Stanno minando la vita delle Leghe, compresa quella italiana. [...]»